Corriere dello Sport

Le tavole della legge del nuovo ct azzurro

- Di Francesco Volpe

Con il suo piede destro Gonzalo Quesada ha fatto sognare l’Argentina, ma con le chiacchier­e non chiedetegl­i di far sognare l’Italia. Il nuovo ct azzurro vende solide realtà. Niente «Vinceremo il Sei Nazioni in cinque anni» (John Kirwan) o «Con me sarà l’Italia più forte di sempre» (Conor O’Shea). Qui si fanno i fatti e i fatti dicono che: «A tutti i livelli, l’Italia è in ritardo rispetto alle altre nazioni e deve lavorare per raggiunger­le» ha detto Quesada a “Midi Olympique”. Non ci voleva un mago, ma lui dopo quattro mesi ha già le idee chiare su dove bisognereb­be incidere: 1) «Ci servono più giocatori impegnati al più alto livello»; 2) «Dobbiamo continuare a sviluppare gli italiani. Va curata la formazione umana, tecnica, fisica, la leadership»; 3) «Ai ragazzi va garantito un asse di sviluppo. In Francia la regola sui Jiff (acronimo per “giocatori di formazione francese”; ndr) ha cambiato il rugby. A noi serve una base di profession­isti italiani. Un francese a 20 anni ha già due-tre stagioni da pro’ in Top 14 perché in campionato i club devono schierare almeno il 70% di Jiff. Se noi arrivassim­o a far giocare tutti i weekend l’80% di italiani con Treviso, Zebre e in Serie A d’Elite, nel breve termine avremmo una crescita molto marcata». Difficile contestarl­o: otto anni fa la Francia chiudeva nona la Coppa del Mondo U.20, ora ha vinto le ultime tre...

Il nostro problema, e non da oggi, è proprio la transizion­e. A livello giovanile siamo a livello delle migliori d’Europa. Nelle ultime due stagioni l’Under 20 ha sconfitto due volte l’Inghilterr­a e una il Sudafrica (a casa sua...) e venerdì sera s’è regalata per la prima volta lo scalpo della Francia tri-campione: 2320 a Beziers (!). Siamo (con il Galles) la squadra più giovane del Sei Nazioni, continuiam­o a lanciare nuovi talenti, ma lo facciamo in un contesto “perdente”, che non li lascia maturare nei tempi giusti. Così si bruciano solo prospetti e risorse. Mai come in questa fase l’Italia deve fare squadra: la FIR assicurand­o stabilità ed efficacia alla piramide; franchigie e club rinunciand­o a qualche straniero di scarto (e magari a una vittoria in più) per dare spazio ai talenti sfornati dalla filiera federale (ottusa in tal senso l’opposizion­e di una parte della A d’Elite); Quesada traendo il massimo dalle risorse a sua disposizio­ne. Altre scorciatoi­e non esistono.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy