Corriere dello Sport

Saputo unico I suoi abbracci sono storia

- di Italo Cucci

Quando ho visto Saputo scendere in campo ad abbracciar­e i suoi eroi dopo la vittoria sulla Lazio mi si sono accese tutte le ultime - poche - lampadine mentali che mi sono rimaste (e spero si perdoni a un ottuagenar­io resiliente il ricordo di Edi Lampadino, il Little Bulb della Banda Disney, aiutante-robot di Archimede Pitagorico). Ad esempio, quanti presidenti rossoblù ho visto in settant’anni scendere in campo a ballare insieme ai suoi giocatori? Lascio in pace il Grande Padre Renato Dall’Ara ma scene così non le hanno certo interpreta­te Goldoni, Venturi, Conti, Corioni, e neppure il mio caro amico Gazzoni, né lo scattante Cazzola o lei, l’unica “presidenta”, la signora Francesca Menarini. Tengo in sospeso Filippo Montanari (‘70/‘72) ma non in Italia ma in Canada, quando a Montreal Pasqualini fece impazzire Pelé. Ecco, signor Joey, proprio dal suo stadio m’è venuto in mente un titolo…presidenzi­ale:”Ho ballato una sola estate”.

Caro presidente, questo Amarcord (formula felliniana per definire sentimenti archiviati) è in realtà una trappola tesa un signore che da mesi sembra diventato bolognese dopo anni di traumatich­e lontananze, di c’è e non c’è? resterà o se ne andrà? ma perché è venuto qui? tanto non ci guadagna niente, anzi…Beh, non solo è sotto le Due Torri, Joey Saputo, non solo il suo nome è scritto in petto alle gloriose maglie rossoblù, ma c’ià il figlio che gioca a pallone in Italy - Jesse - e ha quasi l’età per iscriversi all’Alma Mater. Vuoi mettere…E allora qual è la trappola?

È il futuro, caro Saputo. Sapesse quanto godo con questo Bologna quasi bernardini­ano - poi parleremo di Motta - salutato dai media con squilli di tromba e rulli di tamburo. Eppure io ho un sospetto. E un priblema. Soffro da decenni di un disturbo psichico detto la Sindrome di Savoldi. Noto sì che si parla dello squadrone d’antan ma soprattutt­o di Zirkzee, di Calafiori, Fabbian, Ferguson, Ndoye, Beukema e del “vecchio” Orso che mi fece litigare con Pippinzagh­i. Cè li vogliono fregare, presidente, Zirk in testa, e cominciano già a circolare milionate da impazzire.

Come ai tempi di Savoldi, quando l’Allodi agnelliano sparava cifre incredibil­i e il suo amico Conti gli diceva in perfetto bolognese “I an dezî ed canbièr nómm a via Żambôni. E cum la ciâmni? Via Savoldi!”. E rideva: “Beppe me lo tengo io”. Finchè una notte mi chiama da Rodrigo e non mi fa neanche mangiare: “Cucci, ho dato via Savoldi. Ferlaino m’a ciamé a Milano: due miliardi…capisce? “. E nella mia testa risuonava…ardi… ardi…ardi…

Sa cosa ci dico io, caro presidente? Faccia pure i conti. Sì compiaccia di sé, del destino e del suo mister…stranino. Ma pensi alla Zona Champions a portata di piede, al senso che darebbe alla sua vita, al bello del calcio finalmente raggiunto dopo anni di “decimo posto, accontenti­amoci”, alla prossima riunione segreta con Sartori: “No, non cediamo nessuno…Piuttosto, forse ci servirebbe un rinforzo…”. Va bene, un bel sogno d’inverno. Ma realizzabi­le, mi creda. Motta lo sa. E se non lo sa gliela dico io una cosa: non dia retta alle sirene, signor Thiago, Bologna Alma Mater Spherae aiuta a raggiunger­e il successo, basta ci sia corrispond­enza d’intelligen­za fra l’Uomo e la Città; ma nel resto d’Italia tira un’altra aria, direi un vento bruciante. Prima si faccia forte qui, abbracciat­o da un presidente…saputo e da una città sapiente, poi non la fermerà nessuno.

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