Corriere dello Sport

Osi ride lo stesso, Dusan no

Una serata stregata per i due centravant­i: il bianconero colpisce un palo clamoroso Due palloni in area avversaria e Victor si procura il rigore del 2-1 Lui sbaglia ma Raspadori ringrazia

- TOCCHI PER ZONA di Fabio Tarantino NAPOLI

Gli uomini più attesi lasciano il segno a metà. Il duello che ha appassiona­to la vigilia si conclude senza reti e qualche rimpianto per Osimhen e Vlahovic, ventisei gol in due prima di Napoli-Juve, score blindato dopo una domenica trascorsa a rincorrere pochi palloni difficilme­nte giocabili. Ne ha avuto uno enorme il bomber di Calzona, lo ha costruito da solo con il rigore poi fallito nel finale, un errore che non pesa, che non intacca la sua festa. La grande attesa dei tifosi per Osi e Kvara era stata la stessa dei due allenatori, Calzona e Allegri, che hanno preparato la partita ricordando ai rispettivi difensori che le principali fonti di pericolo potevano essere lo strapotere fisico del nigeriano e il cinismo letale del serbo.

DECISIVO.

Osimhen ha vissuto di fiammate, è stato prezioso per gli altri, ha creato spazi e allungato la squadra, avrebbe voluto concedersi qualche guizzo - prima del rigore - ma non è mai riuscito a rendersi pericoloso. Bremer si è incollato a lui col sostegno di Alex Sandro, Osi lo ha fatto ammonire nel primo tempo eppure quel giallo non ha condiziona­to la gara del brasiliano, che ha rincorso Osi ovunque, concedendo­gli pochi palloni: appena cinque giocati nel primo tempo. Ma Osi è l’anima del Napoli e, pur senza segnare, è l’artefice del successo, perché c’è lui nell’azione del rigore: due tocchi in area avversaria, uno è il rigore procurato, l’altro quello calciato. La parata di Szczesny non condiziona la sua gioia, ci sarà tempo per ripensare all’errore, il numero 9 si gode la festa coi compagni che lo ringrazian­o. Cinque gol (e mezzo) da quando è rientrato dalla Coppa d’Africa. Fattore Osi per la rinascita del Napoli.

PALO. Non può tornare a casa col sorriso Vlahovic, 15 gol in campionato prima dello stop del Maradona. Le sue ambizioni si stampano sul palo del primo tempo con lo scavino a Meret,

un’azione che costruisce da solo chiamando il filtrante col movimento sulla linea del fuorigioco e poi con l’astuzia ad anticipare il portiere del Napoli, peccando di precisione per centimetri. È la sua grande occasione che racchiude una partita di sacrificio ma anche con qualche pausa, un gol facile fallito di testa dopo dieci minuti e un giallo al diciassett­esimo del primo tempo per fallo su Kvaratskhe­lia in una fase della partita in cui da troppo tempo aspettava di farne parte. Chiesa largo, spesso distante, non lo ha aiutato, ma Vlahovic ha provato ugualmente a farsi valere. Rrahmani lo ha arginato bene, il serbo ha girovagato per il campo in cerca di palloni e spazi, ha invogliato i compagni a salire, ci ha provato su punizione a inizio ripresa (fuori), poi s’è arreso ad una domenica da semplice spettatore.

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