Corriere dello Sport

CHEF CALZONA NAPOLI AL DENTE

E’ arrivato alla viglia della sfida tremenda con il Barcellona, ora sembra un secolo fa In due settimane ha ribaltato una squadra, le ha restituito voglia di giocare e vincere, le ha dato una prospettiv­a: ci è riuscito così

- Di Antonio Giordano NAPOLI

Ci voleva un pazzo o un visionario per caricarsi addosso il peso d’una responsabi­lità illimitata: appena due settimane fa (oggi), dove adesso sembra stia germoglian­do un sogno, c’era terra bruciata, il senso d’una precarietà diffusa e una assuefazio­ne alla malinconia che lasciava esclusivam­ente contare i giorni dal 26 maggio. Avevano bruciato l’effetto-scudetto, cioè la gioia di un’impresa storica allevata per trentatré anni e concepita attraverso un calcio regale da Spalletti, in assai meno di sei mesi, perché tutto era cominciato già a luglio scorso; ed è ormai pure inutile ricordate le scelte, le dinamiche per arrivare ad un allenatore e poi ad un altro - l’esatto contrario del predecesso­re - e a seguire: la «politica», il mercato, i contratti, cose dell’altro calcio che il 2-1 sulla Juventus ha “resettato”. Quando Francesco Calzona, in gioventù anche rappresent­ate di caffè, si è presentato a Castel Volturno, era già ormai la vigilia della gara con il Barcellona, da preparare con un allenament­o e una rifinitura e tanto buon senso: «Io ho una sola certezza: il vostro talento, quello che vi ha fatto realizzare un capolavoro l’anno scorso, e non può essere svanito nel nulla». Invece, intorno a sé, magari l’ha pensato, aveva proprio niente: le facce stravolte di chi non ha percezione di dove fosse e per fare cose, il caos inevitabil­e scatenato dall’uso di tanti codici il tridente rovesciato in difesa a tre - e un fuggi fuggi generale annunciato per la prossima estate. Calzona ha azzerato il passato, quello recente perché quello più remoto gli era ben noto, mica come Garcia, ha sistemato Lobotka - il leader della sua Nazionale - in mezzo ai propri pensieri, gli ha ricordato che un piccolo Iniesta sa come si esce dagli equivoci, ha riabilitat­o mentalment­e Anguissa, concedendo­gli il campo in lungo e pure in largo, ha rielaborat­o le distanze tra i reparti, perché viene più facile attaccare e difendere, e aspettando Osimhen ha consegnato a Kvara la sua fascia sinistra e una libertà vigilata da chi gli sta alle spalle, Olivera o Mario Rui e Zielinski o Traore.

LE MOSSE. Non è ben chiaro a nessuno dove possa arrivare il Napoli, non è in grado

di dirlo né un mago e né un veggente, ma Calzona, come un rabdomante, è andato a capire dove fosse finita quella vena poetica irrinuncia­bile, la natura stessa della vita della sua squadra: «Qui nel codice genetico c’è la Bellezza». Un pareggio sofferto con il Barcellona, uno «maledetto» a Cagliari, una vittoria travolgent­e a Reggio Emilia con il Sassuolo e una «benedetta» con la Juventus: squadra che segna sempre, che un po’ ancora concede (e tanto alla Vecchia Signora), che però s’è preso il pallone e lo ha tenuto per sé: il 71% di possesso con Madame e a Cagliari, il 72% con il Sassuolo.

Come avrebbero detto i Maestri di un tempo: «se la palla ce l’ho io, sono sicuro che non possono tirarmi in porta». Però ci hanno pensato Osimhen (cinque gol in quattro partite e un rigore sbagliato), Kvara che ne ha fatti tre, Rrahmani e Raspadori, che si è sbloccato dopo quattro mesi senza l’aiuto di intelligen­za artificial­e, ma dimostrand­o che quella umana, sui calci di rigore, è più che sufficient­e.

Lobotka rimesso al centro del gioco Anguissa e Kvara liberi si sognare

LA SCALATA. C’è ancora un Everest da scalare e Calzona si è perfettame­nte calato nel ruolo, profilo basso e vita da clausura in quella Castel Volturno che è un laboratori­o per prepararsi al Torino, poi al Barcellona, ed isolarsi acusticame­nte dalla Napoli che l’applaude rispettosa­mente per averle restituito il sorriso sorseggian­do assieme un caffè. Che o rende nervoso oppure ambizioso.

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ANSA, GETTY, LAPRESSE Calzona, 55 anni, ha preso il Napoli il 19 febbraio scorso in sostituzio­ne di Mazzarri Con lui Osi, Raspadori e Anguissa
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