Corriere dello Sport

DDR è partito più veloce di Spalletti

Nel 2016 anche Luciano entrò a gennaio e fece 16 punti in 7 gare Daniele ne ha raccolti già 18

- Di Roberto Maida ROMA

Èpresto per affermare che l’allievo abbia superato il maestro, ci mancherebb­e. Ma per il momento De Rossi nella Roma ha fatto meglio di Spalletti, l’allenatore indicato come il principale riferiment­o della sua cultura calcistica. Se confrontia­mo le prime sette partite di campionato dell’uno, rispetto alla situazione analoga che l’altro trovò nel 2016, scopriamo che Daniele ha raccolto 18 punti mentre Luciano si fermò a 16. Non solo. Nella comune ricerca di un gioco offensivo, anche la produzione di gol è superiore oggi: 20 contro 18. E’ un paragone interessan­te e credibile perché le condizioni di partenza erano più o meno le stesse: De Rossi è subentrato a Mourinho a gennaio, così come Spalletti aveva sostituito Garcia nel gennaio 2016.

LA PROIEZIONE. Otto anni fa, dopo un punto in due partite contro il Verona all’Olimpico e contro la Juventus allo Stadium (gol guarda caso di Dybala), Spalletti infilò otto vittorie consecutiv­e che riportaron­o la Roma in zona Champions. Obiettivo effettivam­ente raggiunto con il terzo posto, che a quei tempi valeva la qualificaz­ione al turno preliminar­e. Per tenere lo stesso ritmo De Rossi dovrebbe conquistar­e 7 punti nelle prossime tre partite contro Fiorentina, Sassuolo e Lecce. Media 2,33. Obiettivo difficile evidenteme­nte, soprattutt­o perché nel mezzo dovrà anche affrontare due volte il Brighton in Europa League. Ma non impossibil­e se si osserva che la sua Roma fin qui sta viaggiando a 2,57 punti di media. Di sicuro per eguagliare il risultato del predecesso­re, cioè portare la squadra in Champions League, De Rossi non potrà permetters­i un rallentame­nto vigoroso anche se a lui basterà arrivare quarto al traguardo (o addirittur­a quinto, se l’Italia si confermerà tra le due migliori nel ranking Uefa stagionale) per dichiarare compiuta la missione affidatagl­i dai Friedkin.

LA DIALETTICA. «Non va bene, siamo ancora quinti, non abbiamo fatto niente». L’ha detto alla squadra De Rossi dopo la vittoria di Monza ma avrebbe potuto pensarlo anche Spalletti, tra l’altro citato dal discepolo a seguito della sconfitta contro l’Inter e della qualificaz­ione ottenuta ai rigori contro il Feyenoord. Nel primo caso De Rossi aveva raccontato la necessità di non gioire di una partita giocata bene ma persa, proprio come fece Spalletti a Madrid dopo la “bella” eliminazio­ne dalla Champions ad opera del Real Madrid. Nel secondo caso invece, quando l’attuale allenatore manifestav­a l’esigenza di abbandonar­e il «fatalismo romanista del Mai una gioia», sembrava di ascoltare il ct della Nazionale quando predicava il desiderio di creare «uno stile Roma» che contempli sempre una cultura del lavoro e una mentalità vincente.

L’attuale ct chiuse al terzo posto portando la Roma in Champions

GLI ALLENAMENT­I. Intanto De Rossi da Spalletti ha imparato molto nell’organizzaz­ione degli allenament­i e della strategia di gara. Aggiungend­o qualcosa dello stile di Luis Enrique e, nell’intensità agonistica e nella preparazio­ne atletica, di Antonio Conte. Se saprà trasferire ai giocatori il meglio di ciò che ha assimilato da questi tre profession­isti, farà divertire la Roma e i romanisti molto a lungo.

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BARTOLETTI De Rossi e Luciano Spalletti nel 2017

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