Corriere dello Sport

Ricomincio da Budapest la Viola si sente a casa

In campo neutro, nella città in cui aveva concluso la fase a gironi Battere il Maccabi significhe­rebbe ritrovare slancio anche in Serie A

- Di Francesco Gensini FIRENZE

Giovedì la Fiorentina ritrova il suo ambiente ideale: l’Europa nella Conference che ha sfiorato nella scorsa stagione facendo registrare numeri di alto livello

Ritrovarsi a Budapest quasi tre mesi dopo. La Fiorentina ricomincia in Conference League da dove aveva lasciato, esattament­e dalla capitale ungherese in cui lo scorso 14 dicembre ha chiuso il cammino nella fase a gironi, da prima e imbattuta grazie all’1-1 contro il Ferencvaro­s. La città è la stessa, scelta dal Maccabi Haifa per ospitare la partita in “casa” com’era successo nei 16esimi contro il Gent, lo stadio no (stavolta si gioca alla Bozsik Arena) e, soprattutt­o, nemmeno il turno: domani Biraghi e compagni voleranno a Budapest per iniziare il cammino “vero” verso la finale di Atene del 29 maggio. Perché a proposito di finali, per buttare fuori definitiva­mente quella di

Praga contro il West Ham che invece è sempre lì di traverso nell’esofago, c’è un modo solo.

EUROPA, CASA. E allora giovedì sarà il primo impegno da non sbagliare per non complicars­i il ritorno a Firenze e, semmai, deve servire alla Fiorentina già per ipotecare il passaggio, asciugando di contenuti e carico la partita del “Franchi” con gli israeliani che andrà a inserirsi tra la Roma e l’Atalanta in campionato. Avversarie nei pensieri di poi, ora contano il Maccabi Haifa e il modo di andare avanti in Conference League, competizio­ne che è un po’ il giardino di casa per la squadra di Italiano, capace nell’anno passato di arrivare come ricordato all’atto conclusivo al culmine di un percorso spesso esaltante per vittorie e numeri: come i 37 gol segnati in 15 partite (playoff di agosto contro il Twente non conteggiat­i, altrimenti il totale salirebbe a 39) che hanno fatto dell’attacco viola il migliore di tutti in assoluto (il West Ham, secondo, si è fermato a 29). Altra storia, altra stagione, ma anche in quella attuale la Fiorentina ha ribadito la naturale predisposi­zione ad essere protagonis­ta con 4 vittorie, 2 pareggi e 14 gol fatti nella fase a gironi che ha prodotto gli ottavi senza passare dai 16esimi come era accaduto dodici mesi fa: e da lì e da Budapest ricomincia.

PRIMO OBIETTIVO.

Dove Nico Gonzalez, se giocherà novanta o venti minuti non importa, proverà a riprenders­i ciò che l’infortunio patito proprio in Ferencvaro­s-Fiorentina gli ha tolto per quarantaci­nque giorni, con effetti che ancora si fanno sentire sulla condizione atletica e sul rendimento: l’argentino vuole trasformar­e quell’urlo di dolore per la lesione ai flessori della coscia destra in urlo di gioia dopo un gol che spiani la strada ai quarti di finale e chiuda i conti con il passato. Budapest significa tutto questo, anche se non è una questione personale, mentre lo è invece per la squadra viola nel suo insieme, punto di partenza in direzione del traguardo sognato e agognato, messo in cima alla lista dei desideri in estate quando il ritorno in Conference League era diventato ufficiale per l’esclusione della Juventus.

SETTE PARTITE. Un traguardo in sette partite, di cui tre a Firenze e una in campo neutro, anzi due perché pure quella contro il Maccabi Haifa lo è a tutti gli effetti: il trofeo è in fondo a questo mini torneo, uno dei tre modi a disposizio­ne della Fiorentina per prendersi l’Europa League del prossimo anno. E quando c’è l’Europa di mezzo va sempre bene.

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L'attaccante argentino Nicolas Gonzalez, 25 anni
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