De Zerbi: Gara storica E Daniele è già grande
«Non sono un genio, solo uno che non ha paura di rischiare La crisi? Normale per il Brighton»
Mezz’ora di chiacchiere in libertà, una sola risata: «Elisabetta, mia figlia, non tifa Roma. È amica di Gaia, la figlia di Daniele, e guarda con lei le partite a Londra, ma sarà dalla mia parte come sempre». Roberto De Zerbi parla lentamente, sceglie con cura le parole, scruta con curiosità l’interlocutore. E ha lo sguardo serissimo alla vigilia della sfida che «può scrivere la storia del Brighton». In Inghilterra non sta vivendo un grande periodo, ha preso tre gol dal Fulham nel weekend ed è scivolato al nono posto in classifica. In questo ottavo di finale si gioca buona parte della stagione. «Noi non scegliamo tra l’Europa e la Premier - chiarisce ed è normale incontrare delle difficoltà a gestire il doppio fronte. I giudizi vanno parametrati al livello del club. Se pensiamo al West Ham, che per vincere la Conference League ha rischiato di retrocedere, o a squadre come Rennes, Siviglia, Union Berlino, che soffrono nei rispettivi campionati, si può comprendere che l’abitudine a giocare ogni tre giorni non si assume così velocemente. Comunque siamo qui per giocarci le nostre carte. Già essere a questo punto del torneo è qualcosa di impensabile per la dimensione del Brighton».
AMICIZIA E CULTURA. De Rossi l’ha definito «un genio». De Zerbi ovviamente minimizza: «Siamo molto amici perché abbiamo gli stessi valori. E io penso che lui sia già un grandissimo allenatore, come sta dimostrando a Roma. Io lo pensavo ancora prima che andasse alla Spal. Quanto a me, non mi sento un genio o un visionario: sono solo una persona che vive per il calcio. Sicuramente non mi manca il coraggio per fare cose che altri non fanno. Se devo provare qualcosa di nuovo in cui credo, vado avanti senza pensare ai risvolti negativi». Non lo dice ma la fretta del risultato è una delle ragioni per le quali si è allontanato dalla Serie A dopo l’esperienza al Sassuolo: «Accettai tre anni fa lo Shakhtar perché volevo cercare una strada diversa, fuori dall’Italia. Da noi c’erano delle cose che non mi piacevano. Al Brighton invece sono felice perché posso esprimermi. Ovviamente però al ritorno ci penso (il contratto scade nel 2026 e ha una clausola rescissoria da 14 milioni, ndr). Non so quando ma prima o poi mi rivedrete in Serie A».
Quando parlava di coraggio, ha notato un processo di crescita nei nostri campionati: «La mentalità italiana è cambiata. Basta guardare Daniele. Ma anche Gasperini, Italiano, Thiago Motta e in Serie B il Catanzaro di Vivarini. Stiamo andando in una direzione diversa».
«Mi rivedrete in A ma non so quando» Ha una clausola da 14 milioni
ATTEGGIAMENTO. Di coraggio ne servirà anche ai giocatori del Brighton, poco abituati a certi appuntamenti internazionali: «Ma abbiamo giocato bene a Marsiglia, vinto a Manchester e Atene, vedremo quanto influirà l’ambiente. Di certo so cosa aspettarmi dal calore dell’Olimpico». E gli infortuni pesano: «Ma niente alibi. Nessuno ci garantisce che con la squadra al completo avremmo eliminato la Roma, che era forte con Mourinho ed è forte con Daniele. E nessuno ci dice che andremo a casa perché mancano Joao Pedro e gli altri».