Corriere dello Sport

I tormenti del bersaglio Immobile

Delusione per l’occasione fallita e le solite critiche: dove sarebbe arrivata la Lazio senza i suoi gol?

- Di Fabrizio Patania ROMA

Non è più calcio e neppure il bar dello sport, dove forse le analisi di trent’anni fa erano più profonde. E’ un gioco al massacro, inaccettab­ile e irrispetto­so, a cui partecipan­o persino diversi tifosi della Lazio, deboli di memoria, mica solo gli haters del mondo social o alcuni commentato­ri. Si consiglia un ripasso dei numeri e non serve tornare troppo indietro nel tempo. Basta la stagione in corso: un gol al Feyenoord (1-0) e due al Celtic (2-0) per superare la fase a gironi, un altro al Bayern (1-0) nella partita di andata per presentars­i all’Allianz Arena sognando l’ingresso ai quarti Champions. Se il popolo della Lazio si era illuso (non esistevano o quasi chances anche dopo il risultato dell’Olimpico) di eliminare i tedeschi, si può sottolinea­re con assoluta certezza un dato: senza i 4 gol di Ciro, nessuno avrebbe prenotato l’aereo o l’albergo per andare in Baviera. Neppure abbiamo bisogno di ricordare i 200 gol realizzati dal centravant­i della Lazio, criticato alle latitudini romane (sinora eravamo abituati da Coverciano in su) per l’errore su cui è girata la partita dell’Allianz. Colpo

di testa fuori dallo specchio e un minuto dopo l’ha sbloccata Kane, un cecchino micidiale, di quattro anni più giovane e ora avviato a conquistar­e la Scarpa d’Oro (Immobile l’ha vinta nel 2020, ma c’era anche chi riteneva che gli ultimi italiani a imporsi fossero stati Totti e Toni: è successo pochi giorni fa). In Nazionale spesso ha stentato, è vero. Certo, l’altra sera ha sbagliato davanti a Neuer, ma il livello europeo non si discute: i numeri non mentono, 13 gol in 23 partite di Champions che poi sarebbero 19 con le maglie di Borussia Dt e Lazio in tre edizioni, al netto delle fugaci apparizion­i con Juve e Siviglia. Altri 16 in Europa League (capocannon­iere nel 2018): di che parliamo?

DUBBI. Le opinioni, si dice, sono rispettabi­li. Le cattiverie gratuite meno. Ciro ieri era amareggiat­o, deluso. Non si dava pace. Lo sa benissimo, se avesse messo dentro di testa quel pallone forse la storia sarebbe cambiata. Neppure si può torturare l’anima. Ha fatto tanto, trascinand­o la Lazio agli ottavi, era stato incontenib­ile all’Olimpico il 14 febbraio (ricordate il contropied­e da cui è nato il rigore per l’intervento di Upamecano?). E’ bastato lo 0-3 per farlo finire dentro il vortice

di attacchi, polemiche e accuse. Un bersaglio Immobile, ma sarebbe il caso di usare l’iniziale minuscola. Così è troppo facile e anche nel tifo dovrebbe esistere la gratitudin­e. Il fratello Luigi lo ha difeso. «Sempre con te sino alla fine», ha scritto su Instagram. I soliti tormenti e un certo tipo di stanchezza lo indurran

no alle riflession­i. A fine stagione, Ciro prenderà le sue decisioni. Da otto anni i tifosi della Lazio godono con i gol di Immobile e noi raccontiam­o le sue imprese. Un solo step dovrebbe imporsi: gestirsi meglio, calcolando gli allenament­i. A fine gennaio, saltando Lazio-Napoli per squalifica, aveva lavorato due settimane. Non per caso il miglior Ciro lo abbiamo visto a Cagliari, con il Bayern all’andata e con il Bologna. Poi, giocando ogni tre o quattro giorni, non si è più ripetuto a quei livelli. Una delusione, però, non può cancellare tutto il resto. Risorgerà, come sempre.

Il fratello lo difende «Sempre con te» Ora è amareggiat­o e riflette sul futuro

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GETTY IMAGES Ciro Immobile, 34 anni, capitano della Lazio

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