Gazza: «Sono un ubriaco triste»
Un giorno ne sei fuori e ti senti invincibile. Un altro ci sei di nuovo dentro fino al collo, con la paura e la consapevolezza di essere a un passo dal baratro. La battaglia contro una dipendenza vive di questi alti e bassi, pericolosissime montagne russe dalle quali si rischia di non uscire mai. Una condizione di equilibrio precario che purtroppo ha accompagnato gran parte della vita di Paul Gascoigne, per tutti semplicemente “Gazza”, che ormai da anni sta cercando di combattere per restare a galla e non naufragare del tutto, tra alcol, gioco d’azzardo e problematiche legate alla salute mentale.
DIPENDENZA. L'inglese, ancora oggi amatissimo dai tifosi della Lazio (club con il quale ha giocato tra il 1992 e il 1995), si è messo a nudo raccontando i suoi problemi nel podcast High Performance, che gli ha dedicato una puntata chiamandola "Gazza vs. Paul". Nel corso di questa chiacchierata, il 56enne inglese, che nel 2021 si è arreso all'idea che sarà «per sempre un alcolizzato», ha raccontato di essere attualmente una sorta di "senzatetto" e di vivere da ospite a casa della sua manager Katie Davies a Poole, nel sud della Gran Bretagna: «L'ho chiamata qualche anno fa, piangendo a dirotto. In fondo non ci vuole molto per piangere. Tengo dentro un sacco di cose, cose che dovrei tirare fuori, ma che ho paura di condividere con gli altri. Sotto certi aspetti non credo che crescerò mai e devo ammettere che la cosa non mi dispiace. Sono orgoglioso di quello che ho dato alla gente. Ho donato quasi un milione di sterline a 10 diversi enti di beneficenza. E non mi sono mai arreso: penso che il momento nel quale mi arrenderò sarà quando sarò in una bara».
DEMONI.
Una forza di volontà che però troppo spesso si è scontrata con i suoi demoni: «Se voglio una brutta giornata, so che basta andare al pub e lo sarà. Altrimenti prendo la canna, vado a pescare e so che sarà una bella giornata. Prima ero un ubriaco felice, ora non lo sono più. Sono un ubriaco triste. Non esco a bere, bevo in casa. Il problema è il dopo, quando guardo il mio telefono e vedo 30 messaggi o chiamate perse. A quel punto so di essere nei guai. Però non credo di aver deluso nessun allenatore, né giocatori o tifosi. Se c'è qualcuno che ho deluso, quello sono io». Un racconto a cuore aperto, che prosegue come se fosse un grido d'aiuto: «La gente conosce Paul Gascoigne, non Gazza. Anche io a volte fatico a comprendermi. Ho passato tanti anni a terra, pure da calciatore. Mi sono rotto i legamenti e la rotula, ho perso quattro anni di calcio. Avrei ottenuto 100 presenze con l'Inghilterra senza questi infortuni. Cerco di non deprimermi perché il mondo è già abbastanza depresso. E quando sono davvero a terra, è allora che bevo per tirarmi su di morale». Ed è esattamente questo, il circolo vizioso dal quale non è ancora mai riuscito a uscire.
«Prima andavo al pub, ora bevo in casa. Dentro mi tengo tutto»