In campionato un centrocampo da scudetto
Appena il tempo di guardarsi dentro e fuori, di contare nomi e numeri, e poi bisognerà ragionare per due: un occhio al Toro e un altro al Barça, impegni ravvicinati tremendamente importanti per ambizioni e prospettive ma anche interessanti, se a tutto il bello che Calzona è riuscito a portare e a mettere dentro il Napoli, vogliamo aggiungere il piacere puro della soddisfazione. Per la statistica, soprattutto per l’autostima: mai, in questa stagione, la squadra è riuscita a collezionare tre vittorie consecutive. Una specie di tabù, un muro contro il quale hanno sbattuto a ripetizione prima Rudi Garcia, allenatore di 16 partite, e Walter Mazzarsmo, ri, in sella per 17. Bene: Calzona è pronto alla quinta (partita) in 17 (giorni), ma l’aria già profuma di primavera. E dunque di rinascita. Un po’ il concetto che domani al Maradona, verosimilmente, dovrà accompagnare la serata napoletana di Piotr Zielinski, uomo con la valigia che però resterà aperta fino alla fine della stagione. E che l’allenatore-ct, uno che lo conosce sin dai tempi dell’Empoli, continua giustamente a considerare una risorsa. A maggior ragione se il Barça è dietro l’angolo, lui non ci sarà, Traore ne ha già messe due in fila dal primo minuto e Cajuste e fuori causa.
LA FILASTROCCA.
Domani, insomma, la storia dovrebbe essere la seguente: Zielo sfiderà il Toro da titolare insieme con i suoi vecchi, cari amici di tante vittorie e un trionfo immortale. Un centrocampo formato scudetto, la vecchia filastrocca che quest’anno ha incastrato le labbra con le parole contratto, rinnovo, parametro zero, Inter. Già. Ma la partita contro il Torino potrà servire da scioglilingua e fungere da spartiacque: c’è il famigerato tabù da sfatare, c’è da ricominciare da tre verso il Barcellona. La fiducia, l’entusia
il coraggio di continuare a osare e a credere.
IL GIOCO.
Certo, l’impatto dovrà essere diverso rispetto alle ultime apparizioni, a quella di Cagliari vissuta dall’inizio e a quella con la Juve incrociata strada facendo, entrando dalla panchina: il Napoli ha ancora bisogno di Zielinski, degli strappi e della sua rapidità di pensiero e azione. Calzona vuole più verticalità e lui, che da sistema interpreta il ruolo di mezzala sinistra tenendo un baricentro medio molto alto - spesso in linea con Osi - ha piede, tiro, assist, giocate profonde. Zielo dovrà cercare dentro il suo bagaglio (quello tecnico), e lavorare di gruppo con Lobotka, di nuovo sui livelli dell’epoca di Spalletti, ancora centrale e sempre faro dei ritmi e della gestione esattamente come accade nella nazionale slovacca; e poi con Frank, Anguissa, il gemello della porzione di campo e di giochi sviluppati alla destra di Lobo. Tutti e tre per un solo scopo, ognuno con caratteristiche diverse: qualità, quantità, filtro, possesso, inserimenti, trame offensive. L’armonia un tempo perfetta che domani dovrebbe andare scena - nelle intenzioni, per carità - contro il Torino. E poi, va bene, Zielinski vivrà un attimo di pausa: giusto il tempo di fare il tifoso vip in Champions e il 17 marzo, cinque giorni dopo, ritorno al futuro. A San Siro contro l’Inter. Ma questa è un’altra storia. La prossima.
Riparte la caccia al terzo successo di fila: quest’anno non è mai arrivato