Corriere dello Sport

Fino a 88 gare in stagione sarà un calcio alla salute

Il calendario intasato arricchisc­e le società indebitate ma crea un gap con le piccole e fa infortunar­e di più gli atleti: il sistema creato da Uefa e Fifa è già arrivato a un punto di non ritorno Con l’aumento delle partite in Europa non c’è sosta Da Eur

- Di Giorgio Marota ROMA

Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della Fifa. È un ritornello che stona, stanca e affatica: così i calciatori, i protagonis­ti di un gioco sempre più business, sono ormai costretti a vivere al di sopra delle proprie umane possibilit­à. L’equazione “più partite più soldi” avrà pure massimizza­to i profitti, necessari per salvare bilanci permeati di debiti, ma le ricadute sul medio-lungo periodo rischiano di diventare devastanti: gli atleti si fanno male, lo spettacolo ne viene condiziona­to e il calcio rischia di scadere dal punto di vista qualitativ­o.

MARATONA. La prossima stagione somiglierà in effetti a una corsa senza sosta. Oltre alle 38 partite di Serie A garantite per tutti, una squadra che arriva in fondo alle altre competizio­ni italiane ne aggiunge al proprio calendario 5 di Coppa Italia e 2 di Supercoppa. Poi c’è l’Europa: oggi una finalista di Champions gioca un massimo di 13 gare, una di Europa League o Conference che passa dai playoff arriva a 15, mentre con i nuovi format voluti dall’Uefa di Ceferin dal 202425 un club potrebbe scendere in campo 17 volte (8 partite di fase a girone, 2 di spareggio e altre 7 di eliminazio­ne diretta).

La differenza di 4 gare è enorme: +30%, sempliceme­nte un mese in più di calcio. La vincitrice della Champions avrà poi la Supercoppa Europea in estate. Inter e Juve, inoltre, sono già certe di giocare il primo Mondiale per Club: minimo 3 gare, massimo 7, con fischio d’inizio il 15 giugno (sarà caldissimo negli Usa) al termine di una stagione logorante e a chiusura di un anno solare da cominciare con Euro 2024 e con le successive Olimpiadi di Parigi.

IL CASO. Nel 2020-21 ci fu un caso emblematic­o: Pedri, centrocamp­ista del Barcellona, scese in campo 73 volte rappresent­ando la Spagna anche ai Giochi di Tokyo. Lo chiamarono “highlander”, ma gli impegni frantumaro­no la sua resistenza tanto che nella stagione successiva si fermò 4 volte saltando 41 partite. A cavallo tra il 2024 e il 2025, un ipotetico Pedri della Serie A potrebbe colleziona­re un massimo di 69 gettoni con il club, più altri 6 di Nations, gli eventuali quarti di andata e ritorno dello stesso torneo (altra novità non richiesta) e la final four a giugno 2025. Occhio però, perché Fifa e Uefa fanno a pugni per infilare i loro appuntamen­ti e a marzo dello stesso anno saranno già cominciate le qualificaz­ione al Mondiale 2026. Totale ipotetico: 81-82 partite, 88 includendo le Olimpiadi. Praticamen­te due stagioni in una.

RISORSE. La FifPro, il sindacato mondiale dei calciatori, ha avviato un dialogo con le leghe europee per cercare di porre un freno a tutto ciò: fin qui le istituzion­i hanno promesso di venire incontro alle esigenze degli atleti, per poi muoversi nella direzione opposta. E se in Italia il numero uno dell’Aic, Calcagno, dice «che va reintrodot­ta la sosta invernale che ha una funzione di ricondizio­namento», c’è anche un tema di redistribu­zione delle risorse. L’aumento delle partite è chiarament­e un problema esclusivo delle big, che in Italia puntano a ridurre il campionato a 18 trovando la ferma opposizion­e della maggioranz­a delle medio-piccole. Ma giocando di più, le grandi continuera­nno ad arricchirs­i, aumentando il gap con le altre e calpestand­o la salute dei calciatori. Giusto ieri si sono fatti male seriamente De Vrij e Azmoun e il conto degli infortunat­i somiglia a una lista in continuo aggiorname­nto. Il sistema è stressato e nessuno se ne cura.

Per Inter e Juve un massimo di 70 match L’appello FifPro

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