Corriere dello Sport

Juan Jesus attende: ha già deposto

- Di Fabio Mandarini

Juan Jesus è stato ascoltato dalla procura federale in merito ai fatti di San Siro, di Inter-Napoli: all’ufficio coordinato da Chiné, ovviamente, ha confermato tutto quello che domenica aveva anticipato in campo all’arbitro La Penna; ribadito nel corso delle interviste post partita; e ripetuto, lunedì, con un post sui social pieno di particolar­i. Comprese le frasi attribuite ad Acerbi che hanno innescato la sua reazione composta ma ferma - e innescato l’indagine della procura. Juan ha preteso privacy e l’ha anche difesa senza più sfiorare l’argomento, se non al cospetto della procura di Chiné. Soltanto passaggi ufficiali e istituzion­ali, punto: probabilme­nte l’atteggiame­nto più logico consideran­do la delicatezz­a della situazione e dell’argomento.

IN CAMPO. Juan Jesus, domenica, non è rientrato a Napoli da Milano a bordo del charter della squadra dopo la partita, come quasi tutti i suoi compagni; ieri, poi, è tornato in campo al centro sportivo di Castel Volturno insieme con i colleghi, dopo i tre giorni di relax concessi da Calzona. Lavoro e via. E la richiesta di rispettare la riservatez­za imposta dall’inchiesta, e dal suo buon senso, ribadita a tutti quelli che hanno provato a carpire qualche dettaglio di queste giornate complesse, impegnativ­e. Un’esperienza che avrebbe decisament­e evitato.

IL MESSAGGIO. Il Napoli, invece, ha continuato la campagna di sensibiliz­zazione intrapresa dalla prima scena senza alcun riferiment­o polemico: anche ieri il club ha pubblicato via social uno slogan eloquente, «Abbracciam­o l’uguaglianz­a. Contro il razzismo, tutti gli occhi contano», a corredo di un video con i volti e la forza degli sguardi del nigeriano Osimhen; dello svedese Cajuste; del danese Lindstrom;

dello slovacco Lobotka; dell’uruguaiano Olivera; dell’italiano Meret; dell’ivoriano Traore; dei brasiliani Natan e Juan Jesus. JJ, l’ultimo viso della sequenza conclusa con un messaggio universale uguale in tutte le lingue del meltin’ pot azzurro: «No to racism». No al razzismo. La posizione della società, insomma, è stata sempre uguale, chiara e assolutame­nte saggia in un momento pieno di elettricit­à: distension­e, slogan positivi, messaggi e video didattici come quello in cui proprio Juan Jesus parla con Mohamed Mane Seik, attaccante delle giovanili classe 2009. «I razzisti hanno un cervello piccolo», una delle frasi del loro dialogo. Il simbolo.

Il club azzurro intanto prosegue la sua campagna antirazzis­mo

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LAPRESSE Juan Jesus con l’arbitro La Penna durante Inter-Napoli

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