Corriere dello Sport

Catania stangato finale col Padova a porte chiuse

- Di Concetto Mannisi

CATANIA - La mazzata è arrivata e va a sommarsi a quella di immagine che la gente perbene di Catania non merita di certo: la gara di ritorno della finale di Coppa Italia, in programma al Massimino il prossimo 2 aprile, si giocherà a porte chiuse. Per il Catania anche un’ammenda di 10 mila euro. Al Padova ammenda di 5 mila euro. Squalifica per una gara: Welbeck (Catania) e Kirwan (Padova).

GUERRIGLIA PUNITA. E' questo il risultato dell'azione "di guerriglia" che una sessantina di delinquent­i, undici dei quali identifica­ti e arrestati dalla Digos anche nelle scorse ore, hanno portato a compimento martedì scorso all'Euganeo, fra il primo e il secondo tempo della sfida fra Padova e Catania. Una sanzione che addolora, perché a pagare saranno i tifosi veri, quelli capaci di dare spettacolo sulle tribune con cori e bandiere. Ma è pure una sanzione che, alla luce di quanto visto a Padova l'altra sera, non può, con le normative attualment­e in vigore, essere contestata. Anche se non è affatto escluso che il club etneo possa tentare la strada del ricorso. Piange, comunque, la società Catania, che oltre a dover pagare una multa da diecimila euro - il doppio rispetto a quella inflitta al Padova - dovrà rinunciare, come il club ospite del resto, alla metà del congruo incasso che, come in occasione della semifinale di Coppa, contro il Rimini, la gente rossazzurr­a avrebbe certamente garantito. Contro i romagnoli si registrò il tutto esaurito, con oltre 20mila presenze.

IL SINDACO. E in assenza di prese di posizioni da parte del Catania, che fino a tardi è rimasto tristement­e zitto, è stato il sindaco Enrico Trantino a prendere nuovamente parola: «Ora che hanno stabilito che la finale di ritorno di Coppa Italia si disputerà a porte chiuse, vorrei tanto chiedere agli ultras che si sono esibiti a Padova in un’altra pagina mortifican­te per Catania, se ne è valsa la pena. Se avere agito per screditare la reputazion­e della nostra città e penalizzar­e le migliaia di tifosi che vorrebbero sostenere la squadra, li abbia resi orgogliosi. Abbiamo compiuto sforzi per ridare dignità al nostro stadio; speravamo diventasse di nuovo luogo di aggregazio­ne per chi desiderava supportare i colori rossazzurr­i e gioire con amici e familiari. Invece… invece qualcuno ancora crede che abbia senso compiere azioni che offendono la stragrande maggioranz­a dei catanesi. E in un momento in cui da un risultato dipende la stagione, e ci sarebbe stato bisogno del nostro pubblico caloroso, ci vanno di mezzo la tifoseria vera e l’immagine di Catania».

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Il tecnico Michele Zeoli

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