Scintille Lewis Ferrari prepara l’elmetto
Nella notte italiana si sono corse le prime libere Messaggi su Gaza e opposizione al presidente FIA: il carisma di Hamilton comporta dei rischi
«Siete stati bravi davvero, complimenti! Ma adesso sono cavoli vostri». Con queste parole un responsabile della Mercedes si rivolse al suo omologo della Ferrari, appena appresa la notizia del cambio di maglia di Lewis Hamilton, ancorché questo fosse programmato solo per il 2025.
È successo quasi due mesi fa, ma quello sconcerto resta attuale per la portata del personaggio, e certe prese di posizione del sette volte campione dissodano questi sedimenti e spingono a chiedersi: come farà la Ferrari ad arginare il suo carismatico campione quando prenderà posizione – per dire – in favore della Palestina o contro il presidente della FIA, com’è successo negli ultimi due giorni?
La Ferrari è sempre stata felpata nella comunicazione, non ha mai alzato i toni, mai sopportato note fuori scala. Prima delle conferenze stampa e quando ci sono sul tavolo argomenti scottanti, si riuniscono per istruire i piloti sulle più probabili domande e le relative risposte da fornire. Funziona quasi sempre, a meno che il microfono li sorprenda con le orecchie ancora fumanti, appena dopo la fine di un gran premio stressante.
MESSAGGI POLITICI. Avere un campione carismatico può aiutare ma anche essere un coltello a doppio filo, se il tipo è un battitore libero, immune da ogni possibile condizionamento, incluse le disposizioni aziendali.
La Ferrari ha la buona abitudine di non (s)parlare delle altre squadre, ciò che per esempio è trastullo quotidiano per Helmut Marko. Immaginiamo non avrebbe apprezzato un Hamilton che invia «amore e sostegno a tutte le persone che in Palestina stanno osservando il periodo sacro (il Ramadan, per il quale sono stati anticipati al sabato i primi due GP dell’anno, ndr) affrontando pericolo, perdite e dolori». Nella sua richiesta di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas, ha anche pubblicato la foto di una famiglia murebbe sulmana che consuma il pasto prima dell’alba, in ossequio al Ramadan, nel campo profughi di Rafah.
Dopo la denuncia di Susie Wolff: «Mai sostenuto Ben Sulayem»
CONTRO LA FIA. Sul fronte della politica sportiva ha abbracciato Susie Wolff per complimentarsi della denuncia presentata alla giustizia francese nei confronti della FIA, a seguito del comunicato di inizio dicembre (ritirato dopo due giorni) sul conflitto di interessi all’interno della famiglia Wolff.
Gli hanno chiesto se il presidente Mohammed Ben Sulayem avesse ancora il suo sostegno, e lui deciso: «Non l’ha mai avuto». Si è poi dilungato sulla mancanza di trasparenza dentro la Formula 1, oltreché dentro la FIA.
Su questo fronte scivoloso dovrà gestirlo il suo amico Fred Vasseur. Laddove questi dovesse trovarsi in difficoltà, intervernoscerà direttamente il presidente John Elkann.
COLLAUDO SAINZ. Intanto a Melbourne, mentre i social s’infiammano su una presunta trattativa tra Maranello e Adrian Newey, tutti nella notte italiana sono scesi in pista per le prime prove libere del GP d’Australia, che domani (ore 5 in Italia) coconti il momento di verità delle qualificazioni.
Un test fisico per Carlos Sainz, operato solo due settimane a Jeddah a seguito di un attacco di appendicite: «Dopo dieci giorni a letto e senza aver girato al simulatore, come faccio di solito, non potrò essere al cento per cento – ha ammesso Carlitos – Il mio corpo dovrà fare i con le forze-G del circuito di Melbourne ma non sono stupido e se sarà il caso alzerò il braccio chiedendo di fermarmi fino a Suzuka (7 aprile, ndr)».
Se alzerà il braccio ci sarebbe pronto a sostituirlo Oliver Bearman, a Melbourne per tornare a correre un intero weekend in Formula 2.
Impazzano le voci di una presunta trattativa tra Maranello e Newey