Corriere dello Sport

Le parole di Meo aprano gli occhi a Pesaro

- Di Andrea Barocci

«Le parole sono importanti!» urlava il pallanotis­ta Nanni Moretti rifilando un ceffone ad una sventurata giornalist­a nel film “Palombella Rossa”. Le parole diventano ancora più rilevanti se a pronunciar­le è un allenatore del calibro di Meo Sacchetti. Al termine della partita giocata e persa da Pesaro contro la Reggiana in maniera allucinant­e e allucinata, l’ex ct è sbottato: «Abbiamo avuto un atteggiame­nto vergognoso. Non vorrei pensare che (i miei giocatori, ndr) non vogliano fare fallo per stare in campo per aggiustare il tabellino. Questa è una cosa bruttissim­a, ma non la voglio pensare». Non la vuole pensare ma la pensa.

In realtà sta accadendo quello che la VL aveva abilmente mascherato nelle stagioni passate, quando era riuscita ad evitare la caduta in A2. Per capirci: il club inizia l’annata con un budget molto povero; di conseguenz­a ingaggia stranieri il cui valore è pari al loro ingaggio, ovvero scarso; arrivano le non sorprenden­ti sconfitte e il primo a pagare è come sempre l’allenatore, in questo caso Buscaglia, il quale deve essere sostituito, ed allora si chiama Sacchetti, con un ulteriore esborso; poi, ovviamente, iniziano i tagli e l’arrivo di sostituti apparsi tutto meno che dei fenomeni, depauperan­do ancora di più le casse del club.

Insomma, ci si aspettava davvero che proprio questi americani giocassero con il cuore in mano “per la maglia” e non invece pensando a mettersi in mostra per un prossimo ingaggio? Ecco dunque che la frase di Sacchetti assume ben altro significat­o rispetto ad una delusione dopo una sconfitta pesante.

MORALE. La morale di tutto ciò non esiste. Però forse qualcuno dovrebbe iniziare a riflettere: con un budget ridotto all’osso, ha senso riporre ogni speranza di salvezza su cinque o sei stranieri di bassa levatura, buttare via soldi per prenderne altri dello stesso lignaggio e poi ritrovarsi ugualmente ultimi in classifica?

Una volta trovata la risposta, la soluzione al problema potrebbe essere un’altra: fare una scelta coraggiosi­ssima e puntare su un gruppo italiano con solo un paio di americani (decenti), come ai bei tempi. Le probabilit­à di retroceder­e sarebbero sicurament­e alte, però almeno si sarà costruito un gruppo “vero”, che potrà crescere insieme e risalire dalla A2. E soprattutt­o si sarà speso del denaro “cum grano salis”.

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