Da Agostini a Marquez storie di predestinati
Un predestinato, spesso, si mostra tale già a prima vista. La storia del Motomondiale lo racconta in modo chiaro, dato che tutti e nove i piloti più vittoriosi nella classe regina – comprendendo sia 500 sia MotoGP, nata nel 2002 – sono saliti sul podio già nei primi cinque GP. Un club a cui domenica si è unito Pedro Acosta, che nel secondo Gran Premio nella top class si è piazzato terzo. Meglio del diciannovenne, salendo sul podio al primo tentativo, hanno fatto Giacomo Agostini – l’uomo dei record con i suoi 15 titoli e i 122 Gran Premi vinti – e un trio dell’era MotoGP formato dagli spagnoli Marc Marquez, Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa. I connazionali di Acosta, però, potevano contare su una situazione tecnica più favorevole, poiché guidavano moto ufficiali: la Honda nel caso di Marquez (campione del Mondo da rookie) e Pedrosa, la Yamaha nel caso di Lorenzo, che nel GP del Qatar 2008 (la storica prima volta del Motomondiale in notturna) scattò anche dalla pole position, ottenuta davanti a un altro debuttante come James Toseland. Acosta ha battuto sul tempo un altro super rookie di un team “satellite”, Casey Stoner, che fu secondo in Turchia nel 2006 con la Honda di Lucio Cecchinello, al proprio terzo GP nella classe regina. Valentino Rossi, invece, con la Honda 500 "quasi ufficiale" ottenne la prima Top 3 al quarto tentativo, in Spagna, mentre servirono cinque gare a Mick Doohan e Mike “The Bike” Hailwood. Acosta è stato molto più precoce rispetto a Pecco Bagnaia, il cui primo podio in MotoGP è arrivato soltanto a metà della seconda stagione con la Ducati del Team Pramac. Da allora, il torinese non si è più fermato arrivando a conquistare due titoli consecutivi con la Rossa. Quello status di numero 1, ora, è insidiato da numerosi avversari, tra i quali il super debuttante Acosta.