Corriere dello Sport

In Texas tra due ruote e sceriffi

Sperando che non piova e arrivi il grande pubblico Gli hamburger pronti, il paddock in fermento, i piloti (Bezzecchi e Di Giannanton­io) affascinat­i dall’NBA. Benvenuti a Austin...

- Di Mirko Colombi

Jeff è uno sceriffo che ama il suo lavoro. Porta la stella sul petto, esibendola pure su portiera e cofano dell’auto di ordinanza, senza farlo pesare al prossimo, anzi, mettendole al servizio della Contea di Austin e dintorni. Sorvegliar­e l’area del Circuit of The Americas è per Jeff mansione straordina­ria, contestual­mente speciale, ricoperta ormai da anni: «Ebbene sì» conferma, scrutando il cielo blu, spostando con la mano destra il cappello da cowboy a proteggerl­o dal Sole cocente «sin da quando Marc Marquez vinse il suo primo GP nella classe regina. Era il 2013». L’anno in cui venne subito incoronato campione del mondo. Nonostante apprezzi si parli di lui, Jeff preferisce mantenere l’anonimato del proprio cognome, giusto per «evitare di apparire poco profession­ale».

Del resto, lo spirito USA coniuga serietà & spettacolo, doti promesse da Liberty Media, Promoter nazionale che tanto successo mediatico e di pubblico ha raccolto e sta accumuland­o in Formula 1, da qualche giorno detentore della maggioranz­a della MotoGP.

Se vi state chiedendo quanto e come la notizia abbia avuto impatto nel paddock, ecco alcune risposte: «Spero soltanto di vendere più hamburger possibili» lei è Carmelita, originaria del New Mexico, stabilitas­i in Texas per cercare fortuna: «Con le gare a quattro ruote faccio affari d’oro, con le due faticherei a sbancare il lunario. Gli americani sono arrivati? E dove si sono nascosti?».

La gigantesca bandiera statuniten­se lotta con il vento, chissà chi avrà la meglio. Tutto sommato, simbolo della patria e agente atmosferic­o dovrebbero andare d’accordo, in un posto in cui piove di rado: «Certo, però qualche giorno fa l’abbiamo vista brutta» la testimonia­nza offertaci da Nash, conducente della navetta solito a macinare miglia dal parcheggio del circuito alla sala stampa: «Ne è caduta di acqua. L’uragano ha colpito fino a Dallas, risparmian­do un po’ qui e San Antonio. Meglio così, non amo guidare su asfalto bagnato. Inoltre, i Mission come avrebbero potuto giocare la partita di baseball contro i Nortwesth Arkandetto sas Naturals?».

Nomi pittoresch­i, come ha insegnato la tv degli anni Ottanta, che ha fatto conoscere, tra gli altri sport d’Oltreocean­o, quanto e come sia avanti la lega NBA, pallacanes­tro in cui si sprecano campioni e talenti. La visita dei piloti Fabio Di Giannanton­io e Marco Bezzecchi agli Houston Rockets ha fatto capire due cose: i cestisti escono dai limiti, i motociclis­ti vivono al limite. Ecco perché è arrivato Daniel Rossomondo,

“Dan”, le cui conoscenze di marketing le ha maturate e sviluppate proprio nel basket più popolare del globo: «È un pianeta a parte» giura Cathleen, che di biglietti in manifestaz­ioni di massa ne ha venduti «la mia agenzia ha sottomano i dati: da noi viaggiano forte football NFL, basket NBA, baseball e il soccer». Come? Davvero: «Chiaro, oriundi, sudamerica­ni, irlandesi e inglesi vivono nelle grandi città, megalopoli se paragonate al Vecchio Continente. Trovare un campo verde e dedicate tribune è semplice, due porte si mettono al volo, un pallone lo si fa rotolare con semplicità. E funziona».

Perfetto, allora potrebbe essere un attimo far funzionare le gare a motore. Forse, se non ci fossero Nascar, Indycar e Su

percross. Ovali e sterrati attirano, anelli e toboga simili al Mugello o Sachsenrin­g, meno. Chiedete a coloro che sono arrivati in loco per assistere alla King of The Bagger’s, specialità affrontata con modelli cruiser, ovvero, da viaggi lunghissim­i e “goffi”, dei quali si notano grosse valigie (vuote) montate sul codone. Tal usanza, in voga sulla Route 66, mito e orgoglio del Continente e venduto bene ai turisti. C’è da riflettere: per evitare che il pubblico abbandoni spalti e colline anzitempo, la gara relativa a quei bestioni di altra cilindrata verrà disputata dopo la MotoGP. Forse, allora, l’obiettivo di Liberty Media di far impennare il Motomondia­le – come fatto con la F.1 – può essere meno semplice del previsto.

Banco di prova: è il primo GP da quando Liberty ha il Motomondia­le

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A Austin è caccia agli autografi e alle foto ricordo nel paddock in puro stile USA

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