Torna Calafiori l’ostacolo è la sua Roma
Non ha mai sfidato i giallorossi nello stadio dei suoi sogni da ragazzo: è rinato al Bologna
Gliela stavano «a tirà», come si dice lì, a Roma, la città di Riccardo Calafiori. Gufate e sfottò, sogni e ambizioni all inclusive: «Dalla Roma mi scrivono spesso, ce la gufano. Ma sarebbe bello andare in coppa tutti insieme». Il difensore lo disse qualche settimana fa, quando la partita dell’Olimpico era ancora una data sul grande calendario verso la Champions. Invece oggi che si gioca davvero tutto nelle parole di Calafiori assume contorni più netti, ben definiti, precisissimi. Il Bologna che lotta per la coppa più importante che c’è deve vedersela in quello che rischia di essere una sorta di spareggio. Con in campo Calafiori, l’ex di turno. Salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, infatti, Thiago Motta lo schiererà vicino a Beukema. Il Bologna conta su di lui. Doveva essere uno dei bimbi di Mourinho, l’uomo che «mi ha forgiato dal punto di vista mentale» ha sempre detto Cala. Il destino aveva in serbo per lui un percorso diverso, più duro, più difficile. «Ero un bambino e ora sono un uomo», ha sempre raccontato. Mourinho lo provò centrale (nella difesa a 3, era il 2022). L’esperimento non riuscì e il ragazzo fu ceduto al Basilea.
La Champions adesso è diventata un obiettivo serio Lui sta dando tutto
EX DI TURNO. Classe 2002, un po’ rocker e un po’ tipo da boy band, oggi Calafiori è tra i giocatori più corteggiati d’Europa. Anni fa sembrava avere il percorso già segnato: ragazzo prodigio del vivaio giallorosso, predestinato (dicevano), a 9 anni era arrivato in giallorosso dalla Petriana. Un gravissimo infortunio al ginocchio (rottura di tutti i legamenti del ginocchio sinistro, dei menischi e della capsula) quando giocava con la Primavera (in una gara di Youth League al Tre Fontane contro il Viktoria Plzen nel 2018, a 16 anni appena) ne aveva rallentato la crescita. Ma aveva aumentato la consapevolezza: se vuoi raggiungere qualcosa devi tenere duro, non puoi mollare. «Sono un professionista e non rinnego il passato. Con Fonseca ho esordito, Mou mi ha forgiato dal punto di vista mentale, con Motta ho provato cose che tatticamente non avevo mai visto». La rinascita di Calafiori passa dunque da questa stagione incredibile con la maglia del Bologna. Obiettivi: tantissimi. Dalla Champions all’Europeo con il ct Spalletti, per lui sarà un finale di stagione pazzesco.
PURE BELLO. D’altra parte, la storia di Calafiori è ricca di questi colpi di scena. L’esilio forzato di Basilea fu la scelta giusta per guardare le cose (e farsi vedere) a distanza. Bologna, poi, è stata l’occasione per tornare a livelli di calcio spettacolo. Un'illuminazione. A un certo punto Motta non ha avuto più parole per descrivere l’operato di Cala. E, disarmato, disse: «È anche bello». Calafiori: così importante da tenerlo in panchina nella sfida contro il Frosinone per evitare squalifiche (è diffidato). Il bello è che per lui non c’è nessuna rivincita da prendere, Calafiori lo ha sempre detto. Ma certo la sfida dell’Olimpico (prima volta contro la Roma nel suo ex stadio) può valere una stagione e anche la consacrazione definitiva. Giocatore in grado di ricoprire più ruoli, Calafiori è una delle anime di questo gruppo rossoblù dei record.