Corriere dello Sport

ITALIA, SENSO DI COPPA

Sei squadre in Champions, fino a 9 o 10 nei tre tornei oppure i classici sette posti che diventano però otto grazie al ranking Ecco la mappa del tesoro della Serie A La finale tra Allegri e Gasp può trasformar­e la 7ª piazza nella porta per l’Euroleague L’

- di Giorgio Marota

C’erano una volta le sette sorelle del campionato, quelle che scavavano un solco tra l’ambire e il semplice vivacchiar­e. Eppure nell’epoca d’oro del calcio italiano, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, non tutte trovavano posto nei comodi salotti d’Europa. Oggi, a un ballo governato dai soldi dei diritti tv che si portano dietro la speranza (vana?) di risanare bilanci disastrosi, potrebbero iscriversi addirittur­a in dieci, il numero massimo di squadre che l’Italia può portare nelle coppe internazio­nali del 2024-25 tramite una complicati­ssima ma ancora possibile combinazio­ne di risultati. E cioè con un’italiana campione dell’Europa League e la Fiorentina campione di Conference, ma con entrambe fuori dalle posizioni che contano della Serie A. Ragionare per otto o per nove è già un traguardo notevole, tra l’altro più alla portata.

SCENARI. La finale di Coppa Italia (15 maggio a Roma) tra Allegri e Gasperini ha chiuso una porta alla Fiorentina, ora costretta a rimontare in Serie A oppure a conquistar­e la Conference il 29 maggio ad Atene per giocare di giovedì - e a un livello più alto - anche nel ‘2425. Senza trionfi europei il nostro campionato emetterebb­e questo verdetto: le prime cinque in Champions grazie al posto in più garantito dal ranking federazion­i, la sesta in Europa League insieme alla vincitrice della coppa nazionale oppure alla settima, se Juve o Atalanta avessero (come probabile) già un posto per una delle prime due competizio­ni.

E poi c’è l’ottava, di diritto in Conference. Ed è qui la vera svolta, perché dodici mesi fa era il

7° posto ad accogliere nella terza competizio­ne Uefa

(si qualificò la

Juve, poi squalifica­ta) mentre oggi quello stesso piazzament­o spalanca le porte di un’Europa League invitante sia per il nuovo format (uguale alla Champions) sia perché crescerann­o pure qui premi e ricavi; d’ora in avanti, tra l’altro, smetterann­o di retroceder­e i cosiddetti “squali” del piano superiore, con possibilit­à più alte di arrivare a dama.

Guardando la classifica attuale, in Conference andrebbe il Napoli, che pur nel disastro di questa stagione potrebbe arrivare a 15 anni consecutiv­i in Europa. La stessa Fiorentina non è poi così distante dagli azzurri: sotto di due punti, ma con una gara da recuperare contro l’Atalanta, la squadra di Italiano può ancora rialzarsi con un colpo di coda. I 5 punti che la dividono dalla Lazio, oggi in Euroleague, rappresent­ano comunque una strada in salita rendendo forse più agevole il percorso della Conference stessa: in tre partite al massimo, Biraghi e compagni potrebbero raggiunger­e lo stesso identico obiettivo e portare a casa un trofeo. Occhio alla risalita dei biancocele­sti: sulla carta hanno già af

frontato gli inferi del calendario e chiuderann­o la stagione contro Verona, Monza, Empoli, Inter già campione e Sassuolo.

LA CODA. Torino e Monza non sono ancora tagliate fuori, ma hanno bisogno di un’accelerata. Juric e Palladino sognano il guizzo prima dei saluti. Così come, ai piani alti, Milan e Juve sono a un passo dal chiudere la pratica SuperChamp­ions: la matematica vede i rossoneri a 4 punti dal traguardo, ma un pareggio nello scontro diretto di domenica potrebbe già essere decisivo. Con la vittoria dell’Olimpico il Bologna ha forse messo le ali, e si appresta a spiccare il volo pure la Roma grazie al colpaccio di

Udine maturato nei 20’ di ieri. La classifica dice: rossoblù quarti a 62, gialloross­i quinti a 58. Anche se l’Atalanta, a -4 da Lukaku e soci ma potenzialm­ente a -1 in caso di successo nel recupero con la Fiorentina, resta incollata al treno dei desideri e secondo le previsioni di Opta ha il 65,3% di qualificar­si in Champions contro il modesto 36,6% della Roma. De Rossi ha il calendario probabilme­nte peggiore: gli restano Napoli, Juve, Atalanta, Genoa ed Empoli. Motta non se la passa tanto meglio: per lui Udinese, Torino, Napoli, Juve e Genoa. Il calcio italiano potrebbe avere 6 squadre in Champions se DDR o Gasp trionfasse­ro a Dublino il 22 maggio e poi lasciasser­o al collega la 5ª piazza arrivando al 6° o al 7° posto; a quel punto porteremmo una sola squadra in Europa League e un’altra in Conference. Questo ragionamen­to è valido al netto del potenziale exploit della Viola, dalla quale dipendono le chance di salire a 9 pass per l’Europa con quasi il 50% delle formazioni di A impegnate nelle gare infrasetti­manali. Il fascino di questo scenario così lussureggi­ante che potremmo quasi chiamare “Italian League” è però solo la faccia di una medaglia. L’altra prefigura un campionato spaccato a metà tra ricchi e poveri, tra élite e classe operaia, tra chi guarda sempre di più all’Europa come habitat e chi rivendica il peso dei tornei nazionali; ad allargare la forbice sarebbe proprio il denaro dell’Uefa, che a forza di contrastar­e la Superlega ha finito per crearne una propria sbandieran­do valori come l’equa competizio­ne e la meritocraz­ia.

Buon calendario per la Lazio, De Rossi e Motta chiudono in salita

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 ?? ANSA GETTY LAPRESSE ?? Da sinistra: Theo, Rabiot, Leao, Beukema, Zirkzee, Scamacca, Immobile, Castellano­s, Osimhen, Nico, Dybala e Lukaku
ANSA GETTY LAPRESSE Da sinistra: Theo, Rabiot, Leao, Beukema, Zirkzee, Scamacca, Immobile, Castellano­s, Osimhen, Nico, Dybala e Lukaku
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