Corriere dello Sport

Uno spot che serve ai giovani

- Di Massimilia­no Gallo

Un giorno si dirà: il calcio è cambiato il 25 aprile 2024, ve la ricordate Udinese-Roma? Chissà, probabilme­nte nel nuovo universo del pallone ci sarà un trofeo intitolato “UdineseRom­a” tutto attaccato. Più che una partita, è stata una rivelazion­e. Un incontro di calcio di ventiquatt­ro minuti. Denso di colpi di scena. Giocato a tutta. Sarà oggetto di studio da parte degli amministra­tori delegati dei top club europei. Dirigenti di alto profilo che da più di un decennio stanno cercando di capire cosa fare per evitare l’allontanam­ento dei più giovani. La Superlega fu anche un tentativo di risposta a questo problema. I ragazzini il calcio lo seguono ma con modalità diverse. Non ce la fanno a guardare una partita per novantaset­te minuti più i quindici dell’intervallo. Due ore piene piene e poi finisce zero a zero. Nel loro universo iper-concentrat­o, i centoventi minuti diventano una sintesi di un minuto. Magari corredata da altri video che per noi matusa sono insignific­anti e che invece possono arrivare a milioni di visualizza­zioni come ad esempio una soffiata di naso particolar­mente pittoresca.

Udinese-Roma ha creato un pericoloso precedente per la falange dei tradiziona­listi. Le due squadre hanno giocato a tutta. Non c’era da fare calcoli. Non ci sono problemi di fiato per ventisei minuti. Avrebbe potuto vincere l’Udinese (bravissimo Svilar nella parata bassa su Lucca). Ha invece vinto la Roma all’ultimissim­o secondo. In mezzo un’altra palla gol per i gialloross­i con Azmoun.

Questa mattina il file di Udinese-Roma sarà nel computer di Gerard Piqué l’ex centrale del Barcellona che ha fiuto da imprendito­re. È il fondatore della Kings League, un campionato di calcio con regole particolar­i, meno giocatori e campi più piccoli. Al Times disse: «Ho fondato la Kings League perché ho visto i miei figli guardare una partita di calcio e dopo dieci minuti erano sui loro telefoni, sui loro tablet, a guardare qualcos’altro. Oggi il calcio compete con Netflix, Amazon, YouTube, TikTok. Ognuno ha il suo limite di tempo. Le partite di 90 minuti non sono più così emozionant­i. I club pagheranno i tifosi per andare allo stadio, perché l’esperienza a casa, in pigiama, con i biscotti sul divano è ancora più bella che andare allo stadio». Bum.

Anche nel tennis esiste un problema simile. L’ha capito Patrick Mouratoglo­u ex coach di Serena Williams che ha creato l’Ultimate Tennis Showdown un circuito con tornei a inviti (molto ben remunerati, hanno partecipat­o tennisti di primissimo piano): partite da otto minuti divise in quattro quarti da due minuti ciascuno. Tra un punto e l’altro un intervallo massimo di 15 secondi. Punti conteggiat­i come in un tiebreak, non c’è la seconda di servizio, nessuna ripetizion­e col net sul servizio e una serie di sorprese. Al quotidiano tedesco Faz disse: «Sapete in una partita di tennis quanto tempo gli spettatori aspettano tra un punto e l’altro? Dall’85 al 95 per cento delle volte».

Udinese-Roma potrebbe aver segnato uno spartiacqu­e. Forse un giorno sarà citata come la partita che ha riavvicina­to i ragazzini al football.

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