Corriere dello Sport

Se batte il Verona, Igor a quota 100

- F.p.

INVIATO A FORMELLO - Battendo il Verona, dove ha costruito la vera svolta della sua carriera, Tudor centrerebb­e quota 100 punti in Serie A. Un traguardo significat­ivo, in proiezione futura: in 64 partite - passando dalle panchine di Udinese e Verona a quella della Lazio - ha totalizzat­o 27 vittorie, 16 pareggi e 21 sconfitte per un totale di 97 punti (media 1,52 per gara) con 93 gol realizzati e 91 subìti. A Formello potrà migliorare i suoi numeri, è una tappa decisiva dopo l’esperienza di Marsiglia (terzo posto in Ligue 1) e una gavetta che lo aveva portato anche in Grecia e in Turchia prima di entrare in una dimensione diversa. Nel 2020/21 era il vice di Pirlo alla Juve. L’anno successivo, dopo appena due giornate, subentrò in corsa a Di Francesco. Setti gli consegnò la panchina del Verona, condotto brillantem­ente al nono posto. Esperienza fondamenta­le in cui ha creato, in modo definitivo, il proprio impianto di gioco. La filosofia calcistica di Tudor ricalca i principi cari al suo amico Ivan Juric, tecnico del Torino, suo predecesso­re a Verona, come ha raccontato in una lunga intervista pubblicata da Andrea Santoni (addetto stampa dell’Aiac) e pubblicata sulla rivista “L’allenatore” l’estate scorsa. «Il mio è stato un lungo percorso, iniziato con l’Under 16 dell’Hajduk a Spalato - raccontava il croato - Sono stato in Grecia, in Turchia, a Udine, eppoi alla Juve con Pirlo, fino a Verona, dove sono arrivato dopo che il mio amico Juric aveva lasciato il posto a Di Francesco, che ho sostituito. Lì in particolar­e mi sono reso conto che c’era un’eredità tattica, l’abitudine a un certo tipo di calcio. Ho chiesto a Ivan, ho parlato molto con lui, seguace delle idee di Gasperini. Sì, ho parlato tanto. E alla fine ho capito che era giusto continuare quel tipo di calcio. Perché la squadra era abituata a quella proposta. C’era un problema però. Io non avevo mai provato a giocare così.

Era un modello che non conoscevo. Mi sono messo là, a studiare certi concetti difensivi, perché la squadra deve essere tua. Resta il fatto che con la palla ci sono più diversità che senza palla, i movimenti senza palla più o meno sono gli stessi. Simeone, Barak, Caprari mi hanno permesso di trovare il nostro equilibrio. Siamo arrivati dietro l’Atalanta di Gasperini e davanti al Torino di Juric. Soprattutt­o alla fine ho visto che tutto funzionava e soprattutt­o che mi piaceva. Era il calcio adatto a me». Sta provando a riproporlo alla Lazio. Per adesso si deve accontenta­re di un ibrido. L’estate dovrà portarlo verso un prodotto finito. Vedremo con quali giocatori.

Il modello Juric e la svolta tattica quando Setti lo chiamò nel 2021

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FOTOGRAFI Tudor contro la Lazio di Sarri (di spalle) nel maggio 2022

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