Corriere dello Sport

Prima la squadra poi la società: tutti dovranno dare il massimo

- Di Alessandro Mita

Quando i pensieri sul futuro piombano in un presente fatto di impegni importanti, il pericolo è che i primi incidano sul percorso da ultimare. La testa va altrove, le incertezze e le riflession­i sul proprio destino possono distoglier­e attenzione ed energie dal lavoro che resta da fare. Vale per tutti, anche per allenatori, calciatori, dirigenti. Serve il massimo della profession­alità, serve attaccamen­to alla propria maglia, rispetto di ciò che uno è oggi. La Fiorentina attuale non è la Fiorentina di domani, la successiva cambierà profondame­nte. In panchina e nella rosa della squadra. Vincenzo Italiano, a meno di un clamoroso dietrofron­t, se ne andrà, con lui anche parecchi giocatori fra quelli in prestito e in scadenza. Sarà avviato un nuovo ciclo. E quando questo accade, le incognite e le difficoltà da superare sono tante.

Alla Fiorentina di oggi (intesa come allenatore e giocatori) viene chiesto di provarci fino all’ultima stilla di energia. In campionato la via per l’Europa non è semplice ma non è chiusa, in Conference League c’è una finale da centrare. Quella coppa che qualcuno chiama coppetta è forse il bene più prezioso che resta al tramonto di questa stagione. Il regalo di addio di Italiano, il coronament­o (insieme a chi è stato con lui negli ultimi tre anni) del suo ciclo viola. Non sarà facile, visto l’andamento della stagione e i difetti che la Fiorentina mostra spesso. Il 4-1 incassato dall’Atalanta nella semifinale di ritorno della Coppa Italia si porta dietro tutta l’imperfezio­ne della squadra viola. Un’imperfezio­ne che dovrà essere forzatamen­te limitata per arrivare in fondo alla Conference League. Quando questo accade, i viola sono capaci di partite di alto livello, come abbiamo visto in campionato a Napoli e in casa con Lazio e Roma, oppure proprio in Coppa Italia nell’andata della sfida contro Gasperini. La speranza è che dopo la serataccia di Bergamo la Fiorentina sappia tirare fuori prestazion­i di grande spessore, soprattutt­o nel doppio confronto con il Bruges.

Finire bene, del resto, porterebbe un senso di sollievo e di benessere, la base fondamenta­le per ripartire. Perché dal termine della stagione in poi la Fiorentina dovrà progettare il proprio futuro. E non sarà facile, non sarà assolutame­nte facile. Quel che lascerà Italiano, nonostante le cadute e i difetti cronici, è comunque qualcosa di rilevante: il ritorno in Europa nel 2022, le due finali del 2023, la final four della Supercoppa e (ad oggi) almeno due semifinali nel 2024. Il suo rapporto con Firenze non è mai stato idilliaco: rispetto e non amore, tutto qui. Ma sostituirl­o non sarà così agevole se si vuole fare un salto di qualità. La società è ambiziosa? E’ il momento di dimostrarl­o, a partire dalla decisione sul nuovo allenatore e proseguend­o nell’allestimen­to di una rosa competitiv­a. Per stare ad alti livelli servono scelte precise, forza e impegno economico. Nessuno chiede di sforare i conti e i bilanci (giustissim­o vanto della gestione Commisso), c’è bisogno però di operazioni di mercato incisive. A gennaio Italiano non è stato accontenta­to e probabilme­nte la Fiorentina lo ha pagato nei mesi successivi. In estate dovranno essere costruite fondamenta solide, con un progetto tecnico chiaro. Firenze spera che si voglia andare oltre i risultati conseguiti da Italiano, che si voglia essere più belli e più vincenti, più all’altezza di quel magnifico successo chiamato Viola Park. Il centro sportivo di Bagno a Ripoli non è l’unica cosa che deve essere invidiata alla Fiorentina: questa è la speranza della tifoseria viola.

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