Tutti giù per terra
Martin vince la corsa a eliminazione che fa arrabbiare i piloti Aprilia Viñales: «Serviva lo stop». Espargaro: «Non capisco i commissari»
Ben 15 cadute, complici l’asfalto umido e l’aggressività denunciata da Bagnaia ritirato dopo il contatto con Binder: «La Sprint porta i piloti fuori di testa» Marquez getta al vento il successo
Cercando sul dizionario la definizione di “corsa a eliminazione”, in futuro potreste imbattervi nella Sprint corsa ieri a Jerez e vinta da Jorge Martin. Quindici cadute in 12 giri non sono qualcosa che – fortunatamente – accade tutti i giorni, ma l’asfalto andaluso si è rivelato un nemico per gran parte dei piloti: dopo la pioggia del mattino – protrattasi tra uno scroscio e l’altro fino alle 11 – la Sprint è andata in scena sull’asciutto, ma con ancora alcune chiazze umide, anche in traiettoria.
Ecco così spiegate le cadute in successione, tre delle quali – Enea Bastianini, Brad Binder e Alex Marquez alla Curva 5, il punto più infido – addirittura in contemporanea, senza alcun contatto tra i tre piloti uno in coda all’altro. La vittima più illustre però è stata Marc Marquez, che a due terzi della Sprint era «vicino a mettere insieme il giorno perfetto». Nelle qualifiche bagnate della mattinata infatti il portacolori Gresini non aveva avuto rivali, firmando la sua prima pole ducatista nonché la numero 93 – dunque iconica – della sua carriera, proprio nel tracciato in cui nel 2020 visse il suo momento più drammatico.
MARQUEZEIRISCHI. Un successo a Jerez avrebbe avuto un sapore ancora più dolce, ma Marc ha dovuto rimandare di 24 ore i propositi. «Ero il più veloce in pista – ha detto – ma sfortunatamente dopo aver fatto il difficile sono caduto nella parte più facile della corsa, come tanti altri piloti. Ho preso una chiazza di umido e sono finito a terra. Deluso? Da Austin ho acquisito nuove certezze e sono sufficientemente forte dal punto di vista mentale. Ho aumentato la percentuale di rischio, così mi sono esposto. La gente può parlare ma io ho il mio piano, so cosa sto facendo e sono contento della mia velocità».
Tra salvataggi – vedi il finale delle qualifiche – e giri veloci Marc ha mostrato la versione più autentica di sé, compresa la rimonta post-caduta a testa bassa, con tanto di contatto oltre il limite con Joan Mir – «Una manovra scorretta» il commento del pilota Honda – costatogli l’obbligo di cedere una posizione (sanzione invero leggera, non a caso Marquez l’ha accettata senza replicare) e qualche ramanzina dai colleghi. «Ho provato a passare Joan in maniera delicata, ma lui ha mollato i freni ed è entrato. Colpa mia».
PECCO FURIOSO. Se Marquez mastica amaro ma non troppo, avendo comunque preso punti grazie alla sesta posizione fi
nale, non vale lo stesso per Pecco Bagnaia, la cui Sprint è durata poco più di due giri, a causa di un contatto con Brad Binder (responsabile ma non punito) e Marco Bezzecchi, scaturito da un ingresso estremo del sudafricano. «In sette gare sono finito a terra due volte per colpa di un contatto – la riflessione di Pecco – ma sono convinto che la ruota giri per tutti. Un pilota non può provare a passarne due passando sul cordolo interno, come Binder: lo spazio non c’era ed è finita così, ma i primi giri in generale sono stati caotici. Nella Sprint ci si butta dentro e al massimo si colpisce l’altro pilota: è un po’ come se la corsa breve spingesse i piloti a essere fuori di testa».
In questo scenario da saloon sei italiani su sette sono finiti a terra. Come il già citato Bastianini, che ha perso la seconda piazza nel Mondiale in favore di Pedro Acosta, e proseguendo con il duo VR46, Bezzecchi e Fabio Di Giannantonio, finiti nella ghiaia uno dopo l’altro, con il romano capace di ripartire ma penalizzato dopo la gara per pressione irregolare A terra anche Luca Marini e Lorenzo Savadori, con i colori azzurri difesi così dal solo Franco Morbidelli, già vicino ai primi nonostante il precampionato saltato per infortunio.
La Curva 5 inganna in contemporanea Bastianini, Binder e Alex Marquez
APRILIA A TERRA. Delusione anche in casa Aprilia: sia Maverick Viñales (alla famigerata Curva 5) che Aleix Espargaro hanno condiviso l’esito della gara – una caduta – e il giudizio severo in merito alle scelte della Direzione Gara e dei commissari. «La pista era per il 95% asciutta – le parole di Viñales – ma il 5% di bagnato era tutto in traiettoria. Dopo la tripla caduta alla Curva 5 avrebbero dovuto capire che non era sicuro ed esporre la bandiera rossa». «Non capisco il metro dei commissari» la risposta di Aleix. «Le manovre di Marquez e Binder sono chiare. Se toccare un rivale e portarlo fuori pista costa un Long Lap penalty, deve essere sempre così, il giudizio non deve cambiare a seconda delle occasioni».