Martin vola: resta in piedi e ringrazia
Jorge beneficia dell’errore di Marquez e precede Acosta, il più accorto sull’asfalto infido
Èuna casualità che i due piloti più in forma di questo inizio di stagione siano stati anche gli unici due protagonisti d’alta classifica a rimanere in piedi nella corsa a eliminazione di Jerez? Esistono buone argomentazioni sia per giustificare con la buona sorte il primato di Jorge Martin e il secondo posto di Pedro Acosta, piazzamenti che ricalcano le loro posizioni in un Mondiale che parla sempre più spagnolo (sei successi iberici in sette corse tra Sprint e GP), ma ci sono altrettante ragioni per chi sostiene come la forma di Martinator e lo status di predestinato di Acosta siano alla base del loro successo, aiutato anche dalla Dea Bendata.
OLTRE I MERITI. Di sicuro Martin se l’è vista brutta al settimo giro, con un’imbarcata alla Curva 7 che gli ha fatto perdere il vantaggio accumulato su Marc Marquez che, pochi metri dopo, gli ha strappato il comando della corsa. «Il segreto è stato mantenere la mente fredda in quel momento» ha spiegato Martin. «Sarei stato felice anche del secondo posto, forse è il piazzamento che meritavo, Marc ne aveva di più. Ma si trattava di una gara in cui cadere era più facile che restare in piedi, anche per questo nel giro di allineamento e in
quello di ricognizione ho studiato con attenzione i punti che potevano essere più bagnati. Poi, per metà primo giro mi è rimasto anche l’abbassatore attivato, la moto era rigida come un pezzo di legno… Mi è andata bene».
ALLUNGO. Trionfando nella Sprint che ormai rappresenta il suo regno – 11° successo al sabato - il vice campione ha allungato in classifica, tanto che a prescindere dall’esito dell’odierno GP («Per il quale ho fiducia, sulla distanza mi sento forte con la gomma media» ha detto Jorge) resterà leader, visto il +29 su Acosta, il +33 su Enea Bastianini, il +36 su Maverick Viñales e il +42 su Pecco Bagnaia. Anzi, con un ulteriore buon risultato, Martinator può tentare la fuga.
PREDESTINATO. Se Martin ha visto Marquez cadere pochi metri davanti a sé, al nono giro, Acosta ha avuto un posto in prima fila per il triplo scivolone di Alex Marquez, Brad Binder e Bastianini, una danza alla quale il diciannovenne è riuscito a sottrarsi grazie alla prontezza e a un’attenzione simile a quella di Martin. «Ci sono punti in cui questa pista si asciuga più lentamente, come Curva 8 e 9, e soprattutto la 5, dove sono caduti i tre davanti a me, l’ho imparato nei test con la Moto2» ha spiegato Acosta. Il suo episodio ha ricordato quando, a Barcellona nel 2019, nel quintetto di testa Jorge Lorenzo fece strike stendendo Valentino Rossi, Andrea Dovizioso e Viñales, mentre l’unico a evitare il danno fu Marquez. Ai tempi, Marc era ancora circondato dall’alone di invincibilità, quello che oggi sembra proprio di Pedrito.