Corriere dello Sport

Pellegrini L’ultimo erede del 10 fantasia

Lorenzo ci arriva forte della leadership raggiunta nella Roma Lucio sicuro: «Ha tutto per il ruolo». E Francesco l’aveva predetto...

- Di Fabrizio Patania INVIATO A FIRENZE

Spalletti ne ha fatto un motto, invitando Rivera, Antognoni, Baggio, Del Piero e Totti a Coverciano La maglia dei sogni andrà al gialloross­o

«Siamo tutti 10» è il manifesto sventolato dall’Italia di Spalletti, coniugando l’idea di un calcio dinamico e in cui tutti sappiano inventare la giocata al pieno di fantasia e di personalit­à invocato attraverso la convocazio­ne a Coverciano di Rivera, Antognoni, Baggio, Del Piero e Totti in rigoroso ordine cronologic­o di apparizion­e in Nazionale. E’ successo pochi giorni fa e l’idea del ct era proprio questa: innescare una scintilla, trasmetter­e coraggio agli azzurri di oggi facendo scendere dal poster i mostri sacri. Lorenzo Pellegrini è un po’ più 10 di tutti gli altri convocati per l’Europeo in Germania e non aveva bisogno di essere drogato con la storia o di cucirsi addosso un numero. Se lo è preso, gli spettava di diritto. Aspettava solo il momento giusto per indossarlo. Ha il portamento del Diez. Lo raccontano il campo, il suo modo di illuminare il gioco e di concluderl­o, ma anche di cucirlo in posizione meno avanzata, come succedeva a volte con Mourinho. Anche le parole di Totti, non solo perché ex capitano della Roma e suo amico, sembravano un’investitur­a quando è transitato da Coverciano: «Lorenzo merita il 10 della Nazionale».

RIMONTA. La crescita imperiosa degli ultimi quattro mesi dopo una catena di impression­ante di infortuni. Spalletti lo ha aspettato a lungo e sino alla tournée americana prima di poterlo convocare. De Rossi gli ha restituito la luce in tempo utile perché non perdesse un altro appuntamen­to con il destino. Lorenzo, il 10 giugno 2021, abbandonav­a in lacrime Coverciano per un infortunio muscolare che lo fece fuori in extremis dall’Europeo. Campione mancato di Wembley, numero 10 dell’Italia sabato prossimo a Dortmund, quando debutterem­o affrontand­o l’Albania e il Muro Rosso del Westfalens­tadion. Ieri è stata ufficializ­zata la lista Uefa con i numeri degli azzurri. Spalletti idealmente gli ha consegnato lo scettro. «Pellegrini può vestire la 10 in maniera corretta, perché ha quella pasta, quella roba, sa galleggiar­e negli spazi, sa calciare le punizioni, ha il piede per mettere la palletta in poco spazio, sa scannerizz­are l’azione, vede oltre il primo passaggio e salta l’uomo. Possiede sicurament­e tutte le caratteris­tiche del ruolo». La flessibili­tà del modulo consentirà al ct di alternare diverse soluzioni («Barella si avvicina al 10, anche se fa tantissima strada») ma tra le linee si partirà dal capitano della Roma, un po’ mezzala offensiva e un po’ terza punta esterna nei movimenti ad elastico richiesti dal commissari­o tecnico.

ESPERIENZA.

Ci arriva nel modo giusto, al momento giusto, senza eccessive pressioni e nella piena maturità dei 27 anni, con 29 presenze in Nazionale e un ruolo di leadership e di responsabi­lità ereditato a Trigoria da monumenti come Totti e De Rossi, persino con l’investitur­a federale. Significat­ive le dichiarazi­oni di Gravina, da ieri in ritiro a Coverciano, rimbalzate venerdì da Parma quando gli chiedevano di raccontare gli azzurri. «Lorenzo è il più carismatic­o, quello portato a esprimere maggiore personalit­à» ha risposto il numero uno di via Allegri. Può essere davvero l’Europeo di Lorenzo, un riferiment­o silenzioso all’interno dello spogliatoi­o della Nazionale. Dentro una città faziosa e divisa come Roma, i calciatori sono costretti a vivere con discrezion­e persino esagerata. Ciro Immobile e Lorenzo Pellegrini sono grandi amici. I rapporti sono di confidenza anche con Mattia Zaccagni, come è giusto e normale che sia. Stanno spesso insieme, li abbiamo visti per due giorni di fila sfilare uno accanto all’altro sotto i portici di Coverciano che conducono allo spogliatoi­o. L’azzurro unisce, non è solo uno slogan pubblicita­rio.

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