Zverev e Alcaraz: finale di riscatto, rivalsa e passione
Esplosività contro potenza, velocità di braccio opposta alla violenza del servizio. Alcaraz contro Zverev, finale odierna al Roland Garros (ore 14.30), è tutto questo e molto di più. È la sfida tra il predestinato già vincitore di due Slam (su due finali disputate) e il freddo teutonico giunto sempre a un passo dalla grande impresa. «Per arrivare in fondo e vincere uno Slam si deve passare attraverso le difficoltà – ha raccontato Alexander Zverev dopo il successo in “semi” su Ruud Non si vince un Major conquistando tutti i match in tre set. A Roger e Rafa magari è capitato, ma in generale si passa da grandi battaglie per vincere».
I PRECEDENTI. «Io e Carlos abbiamo giocato grandi partite in passato, è il tennista che ho affrontato più volte. Sarà un match molto duro, è una finale Slam. Credo che entrambi siamo consapevoli che sarà una battaglia». Parola di Sascha. La finale del Roland Garros rappresenta la decima sfida ufficiale tra Alcaraz e Zverev, con il tedesco avanti 5-4. Il primo incontro risale al 2019, sul cemento dell’ATP 500 di Acapulco Sascha si impose 6-3 6-1. A Parigi si sono affrontati nei quarti di finale del 2022, con la vittoria di Zverev 6-4 6-4 4-6 7-6. L’ultimo precedente lo ha conquistato Carlos quest’anno a Indian Wells (6-3 6-1). Alcaraz sintetizza al meglio l’incontro e il suo avversario. «Sta giocando in maniera fantastica sulla terra battuta: grande servizio, colpi potenti e solidi».
I SOGNI. Zverev per la rivalsa personale e il coronamento di un sogno, Alcaraz per il terzo Major della sua giovanissima carriera (e per tornare al n.2 del mondo). I crampi dello scorso anno, che bloccarono Carlitos nella semifinale contro Djokovic, sono un lontano ricordo. «Sono più forte mentalmente, so affrontare le situazioni di tensione. Sento un trasporto speciale per il Roland Garros. Ricordo quando, da bambino, correvo a casa da scuola per seguire Rafa».
Zverev a Parigi ha raggiunto (almeno) quattro semifinali consecutive, è il suo torneo, quello che (lo ha detto più volte) segna sul calendario a inizio anno. «Il significato di un’eventuale vittoria riguarderebbe un percorso di anni – ha spiegato -. Da quella finale a New York in cui sono stato a due punti dal match (contro Thiem, US Open 2020; ndc), alla semifinale di Parigi nel 2022 dalla quale sono uscito in sedia a rotelle. Voglio giocare al massimo e dare a me stesso la possibilità di vincere. Significherebbe tutto per me».
Sascha: «Vincere significa tutto» Carlos: «Speciale trasporto per me»