L’oro di Immobile 207 gol nella storia
Bomber all time della Lazio e ottavo in Serie A. Nel 2020 il titolo di cannoniere europeo
Ciro è riuscito a trascinare la squadra e a farla crescere fino a vincere
Èinterminabile l’addio di Ciro, come i suoi gol. Non voleva starci, non poteva starci in questa Lazio, la verità non è mai una sola. Lascia un vuoto, non solo i suoi 207 ori da museo. Molti anni e molte generazioni dovranno trascorrere e nessuno sa se mai si rivedrà un bomber fiabesco, antologico come lui. Ciro era una divinità per la Lazio, l’immagine dell’infinito. E’ già nostalgia, il capitano. Stella polare, è stato la realizzazione del sogno di rivedere finalmente la Lazio vincente. E’ enorme il disincanto. E’ stato il bomber moderno più a cuore di tutti. E’ stato epoca ed epica. La Scarpa d’oro 2020 (36 gol in 38 giornate), la Champions giocata dopo anni, le due Supercoppe italiane (2017 e 2019), la Coppa Italia 2019. L’eredità è incisa nella memoria dei record, nell’aritmetica impossibile diventata possibile. Ciro Immobile centravanti senza tempo e di tutti i tempi. Unico a riuscire a superare l’insuperabile Silvio Piola (159 gol con la Lazio), miglior marcatore europeo (26 reti). Sembrava impossibile raggiungere Piola, non c’erano precedenti. Ciro è salito fino a quota 207. Ha spinto più in alto la Lazio scalando la classifica dei bomber laziali e della Serie A. Si è issato fino all’ottavo posto all time del campionato, avrebbe continuato la scalata, si è interrotta a meno che non torni in Italia. Davanti a Ciro (201 reti totali in A, 169 con la Lazio) c’erano Baggio (205 gol), Di Natale (209), Altafini (216), Meazza
(218), Nordahl (225), Totti (250), Piola (290). Quattro volte capocannoniere, tre con la Lazio, primo italiano a riuscirci.
IL SIMBOLO. Era l’erede, non ha eredi. L’implacabile Ciro Immobile, nella versione più leggendaria, ha raccolto il testimone di Piola, di Beppe Signori, di Giorgio Chinaglia, di Bruno Giordano, le bandiere del gol della Lazio. Oggi è lui l’inarrivabile. La sua partenza coinvolge emotivamente tutti. Quel desiderio frustrato di una bandiera da amare era diventato possibile dopo l’arrivo di Ciro, con l’inizio della sua maratona di reti. Quel bisogno di sentirsi di nuovo insieme era riuscito a renderlo possibile trascinando i tifosi all’Olimpico. La sua Lazio era la Lazio dei primati, la Lazio che vinceva in casa della Juve dopo anni o a San Siro contro il Milan dopo decenni. Aveva accusato i colpi della stagionatura, non si è mai arreso. Negli ultimi tempi era diventato preda di una caccia al bomber sui social. A ottobre, dopo gli insulti degli odiatori, era stato sfiorato dall’idea di partire. Pochi mesi dopo ha resistito ad un assalto verbale subito insieme alla sua famiglia. A maggio, in occasione del Cinquantennale della vittoria del primo scudetto della Lazio, chiamato sul palco era apparso riconfortato: «Per me è il massimo restare così tanto nel cuore dei tifosi. I laziali mi amano e io amo la gente laziale. Quando ne parlo mi emoziono». Aveva gli occhi gonfi, li avrà per giorni. Ciro Immobile ha ridato solennità a tanti momenti della Lazio, sia la Lazio ora a dare solennità a Immobile.