Corriere dello Sport

Yamal, altro che mascotte

Nonostante i 17 anni (da compiere sabato) è già diventato uno dei leader della Spagna Ha zittito Rabiot («parla, parla») e spiegato il gol («potevo segnare solo così»): un campione maturo

- Di Roberto Maida INVIATO A DORTMUND

Sul pullman della Spagna erano già arrivate due casse di birra. Quando è salito lui, dopo il lungo giro delle interviste, dall’interno si è sentito un boato. E poi è partita la musica, che ha allietato il viaggio dei finalisti fino all’aeroporto di Monaco. La gratitudin­e della squadra verso Yamal, Lamine d’Oro, è il riconoscim­ento quasi definitivo di un calciatore speciale. Di solito i giovani non ispirano simpatie specialmen­te se sono bravi e sfrontati, negli agglomerat­i umani già formati. Invece questo ragazzino che consuma record come bolle di sapone è una specie di mascotte per i giocatori più esperti, da Morata a Carvajal, per non parlare della componente catalana che lo vede allenarsi tutti i giorni nel Barcellona. Gli vogliono bene, perché dai suoi occhi e dai suoi sorrisi traspare l’umiltà della fatica. Non solo il talento.

IMPRENDIBI­LE.

Piacerebbe per abilità e spirito anche a Pelé, del quale ha battuto il primato di precocità internazio­nale. Il gol contro la Francia, l’arcobaleno improvviso dopo la pioggia dello 0-1, è un colpo quasi magico, insospetta­bile. «Era la cosa migliore da tentare in quel momento raccontava - per segnare potevo calciare solo così». Forse a ispirarlo è stato Adrien Rabiot, che lo aveva stuzzicato alla vigilia invitandol­o a «fare di più per meritarsi una finale europea». Yamal gli ha segnato in faccia, alla stregua di un playmaker che indovina un tiro da tre con l’avversario addosso, e a fine partita non ha dimenticat­o. «Parla, parla» faceva con le mani Lamine rivolto alla telecamera e quindi al provocator­e. Io intanto me ne vado a Berlino.

MATURITÀ. Anche in quel gesto, risposta irridente del vincitore, ha mantenuto uno stile composto e per niente infantile. Tanti altri sedicenni avrebbero perso di vista l’obiettivo, giocare a calcio e giocare bene, per la smania di prendersi una rivincita. Si sarebbero innervosit­i per dimostrare. Lamine no, ha solo aspettato il momento per scegliere la giocata giusta. Fateci caso, Yamal difficilme­nte sbaglia un’idea. Magari il passaggio o la conclusion­e non gli riescono ma il pensiero che li accompagna in linea di massima è condivisib­ile. Questa è una qualità da grande giocatore compiuto, non da ragazzino rampante.

INVESTITUR­E E LEGGENDE.

Oggi la sua figura attira attenzioni, premure e anche qualche leggenda: la fake news del coprifuoco delle 23 per i lavoratori minorenni, da una legge tedesca non meglio specificat­a, ha creato qualche apprension­e nel ritiro spagnolo:

«E se dobbiamo giocare i supplement­ari?». Ma non era vero. L’unica restrizion­e alla libertà di questo giovane uomo nato in Catalogna da padre marocchino e madre guineana è non poter guidare ancora la macchina. In compenso, come sta facendo il “padrino” Messi che certe foto (mah) ritraggono con lui neonato a Barcellona, Yamal guiderà la sua nazione verso una finale continenta­le. Solo che Leo giocò la prima con l’Argentina a 20 anni, mentre Lamine sabato ne compirà 17. Il resto è immaginazi­one.

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ANSA Yamal in un murale a Barcellona insieme a Nico Williams Sotto, Lamine “battezzato” da Messi

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