Yamal, altro che mascotte
Nonostante i 17 anni (da compiere sabato) è già diventato uno dei leader della Spagna Ha zittito Rabiot («parla, parla») e spiegato il gol («potevo segnare solo così»): un campione maturo
Sul pullman della Spagna erano già arrivate due casse di birra. Quando è salito lui, dopo il lungo giro delle interviste, dall’interno si è sentito un boato. E poi è partita la musica, che ha allietato il viaggio dei finalisti fino all’aeroporto di Monaco. La gratitudine della squadra verso Yamal, Lamine d’Oro, è il riconoscimento quasi definitivo di un calciatore speciale. Di solito i giovani non ispirano simpatie specialmente se sono bravi e sfrontati, negli agglomerati umani già formati. Invece questo ragazzino che consuma record come bolle di sapone è una specie di mascotte per i giocatori più esperti, da Morata a Carvajal, per non parlare della componente catalana che lo vede allenarsi tutti i giorni nel Barcellona. Gli vogliono bene, perché dai suoi occhi e dai suoi sorrisi traspare l’umiltà della fatica. Non solo il talento.
IMPRENDIBILE.
Piacerebbe per abilità e spirito anche a Pelé, del quale ha battuto il primato di precocità internazionale. Il gol contro la Francia, l’arcobaleno improvviso dopo la pioggia dello 0-1, è un colpo quasi magico, insospettabile. «Era la cosa migliore da tentare in quel momento raccontava - per segnare potevo calciare solo così». Forse a ispirarlo è stato Adrien Rabiot, che lo aveva stuzzicato alla vigilia invitandolo a «fare di più per meritarsi una finale europea». Yamal gli ha segnato in faccia, alla stregua di un playmaker che indovina un tiro da tre con l’avversario addosso, e a fine partita non ha dimenticato. «Parla, parla» faceva con le mani Lamine rivolto alla telecamera e quindi al provocatore. Io intanto me ne vado a Berlino.
MATURITÀ. Anche in quel gesto, risposta irridente del vincitore, ha mantenuto uno stile composto e per niente infantile. Tanti altri sedicenni avrebbero perso di vista l’obiettivo, giocare a calcio e giocare bene, per la smania di prendersi una rivincita. Si sarebbero innervositi per dimostrare. Lamine no, ha solo aspettato il momento per scegliere la giocata giusta. Fateci caso, Yamal difficilmente sbaglia un’idea. Magari il passaggio o la conclusione non gli riescono ma il pensiero che li accompagna in linea di massima è condivisibile. Questa è una qualità da grande giocatore compiuto, non da ragazzino rampante.
INVESTITURE E LEGGENDE.
Oggi la sua figura attira attenzioni, premure e anche qualche leggenda: la fake news del coprifuoco delle 23 per i lavoratori minorenni, da una legge tedesca non meglio specificata, ha creato qualche apprensione nel ritiro spagnolo:
«E se dobbiamo giocare i supplementari?». Ma non era vero. L’unica restrizione alla libertà di questo giovane uomo nato in Catalogna da padre marocchino e madre guineana è non poter guidare ancora la macchina. In compenso, come sta facendo il “padrino” Messi che certe foto (mah) ritraggono con lui neonato a Barcellona, Yamal guiderà la sua nazione verso una finale continentale. Solo che Leo giocò la prima con l’Argentina a 20 anni, mentre Lamine sabato ne compirà 17. Il resto è immaginazione.