Pd, felici di essere trombati
Dopo la batosta ad Arezzo non si dimette nessuno. Tutti insieme appassionatamente gestiranno il partito
▶ AREZZO E così va in archivio anche la direzione provinciale del Pd. Un ciclo di riunioni dalle quali alla fine non sono scaturite dimissioni bensì la volontà di restare compatti e con due parole d’ordine: collegialità e umiltà. Ma per Albano Ricci, segretario aretino del Partito Democratico uscito dalle elezioni politiche del 4 marzo senza un parlamentare aretino eletto nel suo collegio, la terza e ultima tappa del tour della direzione è stata più dura di una tappa pirenaica. “La sola e unica ragione che mi spinge a non rinunciare all'incarico che mi è stato assegnato dal partito solo tre mesi fa - ha detto - a parte le generali dimostrazioni di stima personale, è proprio quella della esigenza, emersa con forza nella tre giorni della direzione provinciale, di una collegialità alla guida del nuovo corso programmatico del Pd aretino". Collegialità ed umiltà quindi le parole d'ordine di questo nuovo corso per la cui guida Ricci si rende disponibile.
▶ AREZZO - Non ha perso né ceduto la maglia, ma per Albano Ricci, segretario provinciale del Pd uscito dalle elezioni senza un parlamentare aretino eletto nel suo collegio, la terza e ultima tappa del tour della direzione provinciale è stata più dura di una tappa pirenaica. Per di più costretto a rintuzzare gli attacchi in serie del gruppo di minoranza senza poter contare sulla squadra renziana che nella prima tappa gli aveva tirato la volata. Alla fine ce l'ha fatta, anche perché chi si è alternato in testa al gruppo, più a lungo Vincenzo Ceccarelli, assessore regionale, lo ha fatto pigiando sì sui pedali, ma senza portare l'affondo decisivo: quello della richiesta delle dimissioni. Se conserva la maglia, Albano Ricci lo deve però anche alla sua disponibilità a condividerla non solo con la squadra renziana, ma con tutto il plotone del Pd. "La sola e unica ragione che mi spinge a non rinunciare all'incarico che mi è stato assegnato dal partito solo tre mesi fa - ha detto a conclusione dell'ultimo atto della direzione - a parte le generali dimostrazioni di stima personale, è proprio quella della esigenza, emersa con forza nella tre giorni della direzione provinciale, di una collegialità alla guida del nuovo corso programmatico del Pd aretino". Collegialità ed umiltà le parole d'ordine del nuovo corso per la cui guida Ricci si rende disponibile. "Una linea comune da tradurre subito in atti concreti - dice - come risposta ancora più credibile alle richieste degli iscritti e di tutto il popolo del Pd, a cominciare da chi nel Pd non si è più riconosciuto". Ricci non solo conserva la maglia ma la intinge sui valori delle origini: "Il nostro faro - ammette - deve essere l'idea fondante di Walter Veltroni, da troppo tempo snaturata".
Umiltà, collegialità, ritorno alle origini, una dichiarazione di intenti che alla fine della direzione provinciale sembra andare perfino oltre la mancata richiesta di dimissioni. Non richieste neppure da chi all'ultima tappa della direzione ha portato gli attacchi più decisi in testa al gruppo. Dove si sono alternati Marco Meacci, ex segretario provinciale, Paolo Nannini, presidente di Nuove Acque, Riccardo La Ferla, ex sindaco di Anghiari, tutti all'insegna di un impegno unitario come condizione imposta dalla sconfitta di una linea rifiutata dal popolo del Pd. "Rifondare un asse politico culturale" la parola d'ordine di Ceccarelli nell'intervento più atteso della serata: "E per ritrovare le ragioni che hanno dato vita al Pd e ai suoi valori - dice senza mezzi termini - bisogna chiudere con i cerchi magici, ricostruire piuttosto una base programmatica sulla quale far convergere anche forze esterne al Pd. Un programma nel quale si riconoscano le esigenze di classi sociali che nel passato nel Pd hanno trovato il loro unico riferimento. Una parte di società emarginata, in preda al disagio, alla quale non si può raccontare che il Paese nel frattempo ha fatto passi in avanti. In avanti il Pd deve guardare non per quello che è stato fatto dal Governo, ma per quello che la sua gente si aspetta. A cominciare dalla presenza locale di una forza politica e culturale capace di dar vita ai suoi valori". ▶