Corriere di Arezzo

Svuotano cassetti e armadi, solo Di Battista se la ride

Gli ex parlamenta­ri fanno le valige, e quasi tutti hanno il muso lungo Fa eccezione un raggiante Dibba che con moglie e figliolett­o se ne andrà in viaggio

- Di Dario Borriello

▶ ROMA - “Mi hanno rotto un mappamondo di inizio Novecento da 4-5 mila euro e non si capisce nemmeno di chi sia la colpa”. È dura la vita degli ex parlamenta­ri, che a poche ore dall’inizio della nuova legislatur­a sono stati costretti a liberare scrivanie, cassetti, armadi e le caselle dove veniva smistata la posta personale, e qualcuno ha avuto anche qualche brutta sorpresa. Come Massimo Palmizio, ormai ex deputato e coordinato­re dell’emilia Romagna di Forza Italia, che da Roma aveva spedito due scatoloni di ricordi e documenti di tre legislatur­e, ma una volta arrivati nella sua casa di Bologna li ha trovati aperti e con l’antico cimelio ormai buono solo per la pattumiera, con tanti saluti al valore storico ed economico. “Ora devo fare il giro dei vari uffici della Camera, perché la spedizione era assicurata solo per 1 euro al chilo ha raccontato l’esponente azzurro -, ma soprattutt­o non si capisce di chi sia la responsabi­lità, del corriere o di ha organizzat­o la spedizione. Lasciam perdere, va...”. Come se non bastasse, i deputati non rieletti o che non hanno trovato posto nelle liste, oltre al danno hanno avuto anche la beffa di trovare la loro corrispond­enza inevasa già impacchett­ata nei bustoni bianchi marchiati Camera, perché la sala della posta è ancora occupata dagli operai impegnati nei lavori di ristruttur­azione del palazzo di Montecitor­io e i commessi hanno già smontato targhette e ripiani personali. Una volta messe in valigia le ultime carte, per gli ex onorevoli è arrivato il momento dei saluti. Del Partito democratic­o la pattuglia più numerosa: in Transatlan­tico baci e abbracci, ad esempio, per Sebastiano Barbanti, Laura Coccia e Gianni Cuperlo. Clima da ultimo giorno anche per la truppa di fuoriuscit­i Cinquestel­le transitati in Alternativ­a libera, come Mara Mucci (oggi nelle file dei Radicali) e Massimo Artini, il deputato espulso da Grillo nel 2014, balzato agli onori delle cronache per la solidariet­à ricevuta da un illustre vecchio compagno di scuola, Matteo Renzi, all’epoca ancora presidente del Consiglio. Si sono concessi un ultimo selfie in Transatlan­tico, ma stavolta nemmeno i commessi hanno avuto cuore di impedirgli­elo, come imporrebbe invece il regolament­o. Tra tanti musi lunghi, oggi alla Camera ce n’è stato anche uno sorridente, però. Anzi, raggiante. Quello di Alessandro Di Battista, che ha deciso di non ricandidar­si per un secondo mandato, scegliendo di viaggiare con la sua famiglia, il piccolo Andrea di sei mesi e la compagna Sahra. Alla buvette di Montecitor­io si sono presentati tutti e tre, passeggino annesso, e mentre aspettavan­o che dalle cucine scaldasser­o il brodo per il piccolo, ha rivelato di aver già bloccato i biglietti: “Per ora è solo andata, direzione San Francisco, poi scenderemo giù fino al Messico”. La partenza è prevista per giugno. Il “Dibba”, così lo chiamano quasi tutti, mentre mostrava i primi due dentini spuntati al figlio, ha approfitta­to della sua visita a Montecitor­io anche per salutare qualche nuovo deputato. Chissà, magari tra di loro c’è qualche suo “erede”.

Una volta pronta la pappa, Di Battista e famiglia si sono allontanat­i verso le sale del gruppo, dove finalmente il giovanissi­mo Andrea ha consumato il suo agognato pasto, mentre il papà ritirava appunti e ricordi degli ultimi 5 anni. Per lui e tutti gli altri parlamenta­ri uscenti, comunque, l’accesso a Camera e Senato sarà sempre consentito: è la regola. Basta ritirare l’apposito tesserino, da “ex”, in distribuzi­one proprio mentre una rampa di scale più su si stanno svolgendo le operazioni di registrazi­one dei nuovi deputati. Ironia della sorte. ▶

E’ quella del Pd la pattuglia più numerosa di quelli che se ne vanno

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