Azioni in rialzo per Fico al borsino di Montecitorio
L’ex presidente della Vigilanza Rai in vantaggio su Fraccaro e Carelli, stamattina la scelta ufficiale del M5s
▶ ROMA - Roberto Fico, Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli: da questa terna uscirà il nome del candidato M5s alla presidenza della Camera. Il passaggio ufficiale avverrà oggi, durante la riunione congiunta dei nuovi gruppi parlamentari, convocata per le 13 a Montecitorio. Solo allora il capo politico Luigi Di Maio scoprirà la sua carta vincente per portare a casa il primo successo della diciottesima legislatura. Per tutta la giornata di ieri le bocche dei grillini sono rimaste cucite su chi sia il prescelto, anche perché nessuno ha dato realmente l’idea di conoscere i piani del leader. Qualcuno ha lasciato intendere che le quotazioni di Fico hanno fatto un balzo in avanti decisivo nelle ultime 24 ore, qualche altro, invece, ha predicato calma perché nulla è già scritto. Di sicuro il M5S ha dovuto puntare su una figura che riflettesse perfettamente i valori del Movimento, che non rischiasse di politicizzare ancora una volta la terza carica dello Stato (come è accaduto con Fini e Boldrini nel recente passato) e che conoscesse abbastanza bene le dinamiche di Palazzo da riuscire a gestirle e non farsene imbrigliare. Facendo un confronto incrociato tra le caratteristiche richieste e i nomi in ballo, Fico risponderebbe a due criteri su tre. Carelli, anche lui in corsa, avrebbe il phisique du role per fare il presidente della Camera, ma non l’esperienza necessaria a guidare una macchina complessa come quella di Montecitorio. Resterebbe dunque Fraccaro, che ne avrebbe addirittura tre su tre. Ma in mattinata, alla buvette della Camera, durante una pausa caffè con i suoi collaboratori, intercettato da Lapresse il deputato grillino si è lasciato sfuggire una frase a mezza bocca: “Troppi mi salutano chiamandomi presidente, secondo me questa cosa non c’è più, è andata”. Di Maio ha deciso di prendersi ancora una notte, prima di decidere, ma al momento la scelta migliore sembra essere quella di Fico, soprattutto per dare un segnale di unità all’esterno e all’interno. Certo, è un rischio per il capo politico, perché se alla fine non fosse lui ad andare a Palazzo Chigi, sarebbe solo il suo più illustre ’oppositorè interno a occupare un posto di primo piano. Uno scenario da incubo, questo è il momento di rischiare. ▶