Il santone in appello con l’ambulanza
Processo a Cioni per riduzione in schiavitù e abusi sessuali, rinviata la sentenza
▶ AREZZO - Il santone vuol partecipare al processo d’appello, anche se dovrà essere trasportato in ambulanza. Per questo i giudici di Firenze hanno rinviato ad altra data (da fissare) l’udienza per discutere sui gravi fatti ambientati nelle comunità di Montecchio di Cortona. Riduzione in schiavitù e abusi sessuali sulle adepte, di questo si tratta. In primo grado ad Arezzo furono 15 gli anni di reclusione inflitti a Mauro Cioni, sacerdote spretato, capo di una setta che per anni ha prosperato con numerosi frequentatori. Cioni, 72 anni, vive ancora nella villetta di Montecchio del Loto epicentro della vicenda. Affetto da una grave forma di osteoporosi, secondo la perizia disposta in Assise d’appello, l’uomo è in grado di partecipare all’udienza seppur con adeguati accorgimenti sanitari e un trasporto consono al suo stato. Barella e barellieri, ambulanza e tutto l’occorrente. Sono stati i suoi avvocati difensori, ieri, ha manifestare l’intenzione del santone. A quel punto la Corte fiorentina ha rinviato. E dato che i giudici popolari scadono come mandato a fine marzo, serve tempo per nominare quelli nuovi. Pertanto la nuova data sarà comunicata alle parti. In ogni caso l’orologio della prescrizione è stato stoppato. Nel processo ci sono cinque donne parte civile, assistite dagli avvocati Francesco Stefani e Riccardo Piazza. Pubblico ministero è Luciana Singlitico, della procura generale, quindi le parti. L’imputato è difeso dagli avvocati Valeria Valignani e Luca Bisori. La brutta storia della setta di Montecchio risale agli anni Duemila. Al centro c’è la figura discussa di Mauro Cioni, ex prete ridotto allo stato laicale che si era guadagna- to fama di guaritore e guida spirituale. Nelle motivazioni redatte dai giudici Tafuro e Avila per la Corte d’assise di Arezzo, viene ricostruita una allucinante e torbida storia. “Sfruttando la sua posizione di sacerdote prima e di direttore spirituale poi, ha posto più di una persona in uno stato di soggezione continuativa costringendola a prestazioni sessuali o sfruttandola, in un ambito di religiosità o presunta tale, con minaccia di ‘andare all’inferno’ se non ci si uniforma alla volontà del capo”. ▶