Corriere di Arezzo

Pubblicato l’inedito statuto di Pieve Santo Stefano del 1385

L’opera, a cura di Augusto Agostini, fondatore del Centro Studi storici, sarà presentata domenica alle 16.30 al teatro comunale del paese dei diari

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▶ PIEVE SANTO STEFANO - Augusto Agostini, ingegnere civile di Pieve Santo Stefano, oltre a svolgere la profession­e, ha coltivato il desiderio di conoscere il passato. Già negli anni Ottanta fondò il Centro Studi storici e Ricerche archeologi­che della cittadina dove vive tuttora. La sua più recente impresa è la trascrizio­ne di 60 carte, 120 pagine poiché sono scritte sulle due facce, in latino medievale, in caratteri gotici, testo notarile abbreviato, dello "Statutum Castri Plebis S.tj Stephanj" del 1385. Opera realizzata in due volumi, il primo con ampia introduzio­ne storica, seguita dallo Statuto tradotto in volgare; sul secondo compare il testo originale latino. Lavoro - condotto sul manoscritt­o all'archivio di Stato a Firenze - di notevole impegno sia paleografi­co che filologico. Le Statuto pievano, finora inedito, appartiene a quel genere di documenti fondamenta­li, indispensa­bili per la storiograf­ia moderna, eppure lasciati senza riconoscer­ne il valore, impropriam­ente e quasi esclusivam­ente, all'attività di qualche parroco intelligen­te e colto, che masticava bene il latinorum. Lo Statuto fornisce anche una quantità di sorprenden­ti informazio­ni, utili per l'antropolog­o e affascinan­ti per la persona sempliceme­nte curiosa. Si apprende, per esempio, che il Podestà era tenuto a far abbattere “tutti gli alberi che danno uggia al proprio vicino“; per quanto riguardava la vendita del pane, esso doveva essere ben lavorato e ben cotto, in caso diverso si comminava una multa decretando che “il pane non prodotto come conviene sia rotto e sia dato ai poveri“. Dai minimalia normativi si passa all'ordinament­o penale, secondo cui, per ulteriore esempio, chi avesse subito un danno evidente da chiunque si fosse reso poi irreperibi­le, sarebbe stato indennizza­to dal Comune, che più tardi si sarebbe rifatto sul colpevole, se e quando questi fosse stato acciuffato. Va detto che Pieve Santo Stefano, cittadina situata nell' ultimo tratto del Tevere in mezzo alle colline, fu praticamen­te distrutta durante la seconda guerra mondiale. Nonostante tutto, si sono ricostitui­te un'economia e una cultura molto vive; oggi è nota per l'archivio dei diari e per la produzione di materiali di primaria importanza tecnologic­a. Domenica 25 marzo, nello spirito programmat­ico del Centro Studi, fondato da Agostini e oggi presieduto da Fioralba Errera, il lavoro umanistico dell'ingegnere verrà presentato nel teatro comunale alle 16,30. L'occasione, dunque, per parlare dell' importanza di una cultura che ha bisogno di essere sempre meno settoriale, favorendo, capillarme­nte, l'incontro tra tecnici e umanisti. ▶

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