Malato di mente e assassino, ora è libero
Nessuna condanna a Giacomo per il colpo di fucile al volto del genitore Cure e misura di sicurezza in una struttura che non si trova. “E’ pericoloso”
Ciriello Assolto per l’omicidio del babbo. Malato di mente, ricovero per 10 anni: ma non c’è posto e se risulta guarito può finire prima
AREZZO - Non c’è condanna per il figlio che ammazza il babbo con una fucilata al viso. E non c’è luogo per tenere sotto controllo un soggetto ritenuto socialmente pericoloso. Finisce così, in nome del popolo italiano, il processo a Giacomo Ciriello. E’ stato assolto dall’accusa di omicidio aggravato per “totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto”; anche se prima di abbattere babbo Raffaele, al buio sul balcone mentre rincasava dal bar, come fosse un animale cui si tende l’imboscata, il ragazzo provò l’arma per verificarne il funzionamento. Non assassino, ma un malato da curare e sorvegliare, dice la sentenza del gup Giampiero Borraccia. Quindi da ricoverare in una struttura di terzo livello, chiamata “Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza” (ex ospedale psichiatrico giudiziario), che però non c’è. Mancano i posti. Tutto esaurito: c’è la legge però non ci sono le strutture. Così Giacomo, 19 anni, l’omicida-non omicida, resta in lista di attesa. Dove? Nella stessa casa famiglia dove stava ai domiciliari ed è rimasto dopo la perizia, ha autorizzato il giudice. In libertà vigilata. Sottoposto solo agli eventuali controlli dell’ufficio esecuzioni. Arriva alle 13 il verdetto per il delitto-non delitto di Lucignano. Con il ragazzo, affiancato dall’avvocato Stefano Del Corto, che - sguardo ora basso ora perso - può affermare: “Credo che d’ora in poi andrà tutto in meglio, verso un percorso dove io possa riacquistare serenità e tranquillità ed essere riammesso nella società”. Capelli lunghi, linguaggio sciolto, una sigaretta per sciogliere la tensione, Giacomo prosegue: “Vedo un futuro prospero nonostante tutto. Credo che io possa avere più o meno le stesse possibilità che avrei avuto altrimenti, se non fosse accaduto nulla”. Quello che è “accaduto” è l’uccisione del babbo, 51 anni, artigiano del ferro. Era il 26 febbraio 2017, a Lucignano. Il fratello della vittima era parte civile con l’avvocato Tiberio Baroni: questione da definire in altra sede. Ma il ragazzo problematico che col cadavere caldo telefonò ai carabinieri e si fece arrestare (“Andava fatto...”) non deve pagare penalmente. Ad armargli la mano, dice la perizia dei periti Marchi e Forgeschi, fu il disturbo della personalità di cui soffre. Un’infanzia difficile per la separazione dei genitori, quella patologia, poi “lo scompenso psicotico delirante”. Meccanisimi della mente difficili da comprendere. Su facebook scatena commenti indignati da parte di chi chiedeva una punizione severa. Lo stesso Giacomo vorrebbe capirne di più. “Mi ha chiesto un libro di psichiatria...”, dice l’avvocato che parla di “guarigione e reintegrazione”. Il pm Laura Taddei aveva ipotizzato l’omicidio premeditato, poi si è fermata davanti alla perizia. Ora cerca una Rems (si chiamano così) dove collocarlo. Nell’attesa di un posto, potrebbe entrare in una struttura di secondo livello (Abbadia San Salvatore) sempre in libertà vigilata. Giacomo legge, studia, fa lavori in laboratorio e in cucina. Si è riavvicinato alla mamma, che ieri gli era accanto. Prima del delitto minacciò anche lei. E’ pericoloso, dicono i periti. Va controllato e curato. Per quanto tempo? Dieci anni, dice la legge. Con controlli ogni sei mesi. Se ritenuto guarito, può uscire molto prima.
In tribunale con la mamma Minacciò pure lei “Ho le stesse possibilità che avrei avuto senonfosse successo nulla”