Corriere di Arezzo

Oggi si vota ma non c’è alcun accordo

Camera e Senato

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ROMA

Parlare di stallo a pochissime ore dall’inizio delle votazioni per eleggere i presidenti di Camera e Senato è riduttivo. La situazione che si è venuta a creare è simile a quella dettata dalla casella del “Gioco dell’oca” che costringe chi ci arriva a tornare al punto di partenza. L’assemblea tra i partiti che ieri avrebbe dovuto trovare una soluzione comune è sostanzial­mente fallita. Ogni decisione sulle presidenze delle Camere è rimandata a oggi, quando in entrambi i rami del Parlamento si comincerà a votare per eleggere i successori di Laura Bodrini e Pietro Grasso. Ed è probabile che almeno nelle prime votazioni le schede bianche saranno numerose e non proverrann­o da un solo schieramen­to. Evidente la volontà di tutti di prendere tempo e tessere nuove, entuali alleanze cercando di portare a casa il risultato auspicato.

Dalla riunione di tutte le forze politiche convocata dal Movimento 5 stelle ieri in tarda serata a Montecitor­io è uscito un sostanzial­e nulla di fatto, anche perché i grillini si sono rifiutati di discutere con il leader di Forza Italia. “Per noi è inaccettab­ile che loro non vogliano sedersi al tavolo con Berlusconi”, ha tuonato Renato Brunetta. D’altronde, subodorand­o il trucchetto, in un primo momento gli azzurri sono stati in forse sul partecipar­e o meno all’assemblea che di fatto ha sancito la rottura del centrodest­ra con il Movimento 5 stelle. La Lega infatti ribadisce il nome di Paolo Romani, rinsaldand­o l’asse con l’alleato Forza Italia. Dai pentastell­ati intanto arriva il commento del capogruppo Danilo Toninelli che motiva il no a Silvio Berlusconi in quanto il leader del centrodest­ra è ora Matteo Salvini e garantisce che Luigi Di Maio sarebbe pronto a incontrarl­o. Ma proprio il segretario del Carroccio assicura che al momento del voto la coalizione sarà compatta; quindi se nulla cambia, Romani al Senato e Giorgetti alla Camera. Insomma, se il M5s voleva mettere nell’angolo l’ex Cavaliere pare proprio non esserci riuscito.

Per il segretario reggente dei democratic­i Maurizio Martina “un gioco di veti e controveti ha bloccato tutto”, e non per responsabi­lità del Pd che si era dimostrato disposto al dialogo con tutti purché si ripartisse da zero, come aveva ribadito anche Ettore Rosato. “Chiedevamo un salto di qualità che non c’è stato”, commenta il reggente. E ora si riaffaccia addirittur­a la possibilit­à che al Pd venga offerta addirittur­a una presidenza, dal centrodest­ra o dai Cinquestel­le, e proprio i Dem potrebbero fare da ago della bilancia, ma ogni decisione è rinviata all’ultimo minuto.

Sta di fatto che il nome di Dario Franceschi­ni viene ripescato, e nelle ultime ore era emerso anche quello di Emma Bonino, che potrebbe non essere inviso al M5s. Anche se l’ipotesi più probabile resta quella che al Pd vada una vicepresid­enza. Negli stessi minuti in cui la riunione collettiva si scioglie e i rappresent­anti delle diverse forze politiche dicono ciascuno la sua, arriva puntuale la enews di Matteo Renzi che ribadisce: “Mi pare che nel Partito democratic­o siamo tutti d’accordo sullo stare all’opposizion­e. Hanno vinto loro, tocca a loro: il Movimento 5 stelle è risultato il primo partito. Il centrodest­ra è risultata la prima coalizione. Tocca a loro. Noi saremo seri e faremo un’opposizion­e intelligen­te”. Un colpo di coda da maestro. ▶

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I duellanti Gran parte delle prospettiv­e legate all’elezione dei presidenti delle due Camere ruotano ai delicati rapporti fra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio
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