Corriere di Arezzo

Zuckerberg pentito Ma forse è tardi per salvare Facebook

Il fondatore del social network si è scusato per lo scandalo Cambridge Analytica ma gli utenti chiudono i profili e gli inserzioni­sti pubblicita­ri pensano all’addio

- Di Simone Gorla

▶ MILANO - Non sono bastate le scuse di Mark Zuckerberg. Le polemiche per lo scandalo Cambridge Analytica non si fermano, anzi, il caso si allarga e il procurator­e speciale Robert Mueller vuole approfondi­re i legami con il caso Russiagate.

La squadra del procurator­e che indaga sulle ingerenze russe nelle elezioni presidenzi­ali Usa del 2016 sta verificand­o come i manager della campagna di Trump abbiano raccolto e utilizzato i dati degli elettori. “E’ stata una grave violazione della fiducia e sono davvero dispiaciut­o che ciò sia avvenuto. La nostra responsabi­lità è assicurarc­i che non accada di nuovo”, ha ripetuto Zuckerberg in un’intervista esclusiva alla Cnn. Il fondatore di Facebook aveva già pubblicato un post di scuse e promesso maggiori controlli, dopo la diffusione della notizia per cui i dati di 50 milioni di utenti sarebbero stati trasmessi in violazione delle regole d’utilizzo alla web agency Cambridge Analytica e quidi sfruttati per indirizzar­e le campagne elettorali negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per la Brexit.

Le parole di Zuckerberg non hanno convinto gli utenti, che continuano a chiudere gli account e rilanciare l’hashtag #deleteface­book, e nemmeno gli investitor­i. Nel Regno Unito gli inserzioni­sti pubblicita­ri sarebbero pronti a voltare le spalle alla società di Menlo Park. L’isba, l’ente che rappresent­a i principali inserzioni­sti britannici, incontrerà Facebook nel corso di questa settimana. Se il social network non fornirà le necessarie garanzie sulla sicurezza dei dati degli utenti, gli inserzioni­sti potrebbero decidere di investire altrove. “Non penso che stiano bluffando, esercitera­nno una pressione reale”, ha detto a Bbcradioil­capodim&csaatchi, David Kershaw. Il numero uno della nota agenzia pubblicita­ria avverte che “i clienti sono arrivati ad averne abbastanza”. E in borsa il titolo continua a viaggiare in rosso di circa 2 punti. Anche istituzion­i e autorità non sambrano ritenere sufficient­i le promesse di Zuckerberg. “Si è scusato e ha detto che faranno cambiament­i, ma francament­e non penso che questi cambiament­i bastino”, ha detto il ministro per il Digitale e la Cultura britannico, Matt Hancock. “Non basta un post su Facebook per recuperare la fiducia degli utenti”, gli ha fatto eco la commissari­a dell’unione europea alla Giustizia, Vera Jourova, chiedendo “il pieno rispetto delle regole europee”. Leggi che “devono essere rispettate e rafforzate”, ha spiegato da Bruxelles il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk. “E’ chiaro a tutti i leader Ue che la privacy e i dati personali devono essere protetti, prendiamo il problema seriamente”, ha assicurato. Dopo le mosse delle autorità europee e statuniten­si, ieri ha aperto un’inchiesta sull’uso illecito dei dati anche l’agenzia israeliana per la protezione della privacy, che sta esaminando “la possibilit­à di violazioni riguardant­i i cittadini israeliani”.

In giornata si è scatenato anche un falso allarme per un pacco sospetto nella sede di Cambridge Analytica a Londra. La polizia ha circondato la sede della società in New Oxford Street poco dopo le 13,30 e l’edificio è stato evacuato.

Nel frattempo emergono anche nuovi dettagli sulla collaboraz­ione tra Facebook e Aleksandr Kogan, il ricercator­e al centro dello scandalo. La società di Zuckerberg ha cercato di addossare allo studioso la responsabi­lità per lo sfruttamen­to illecito dei dati. Stando a quanto rivela il Guardian, però, il social network avrebbe avuto un rapporto abbastanza stretto con il ricercator­e e gli avrebbe fornito un insieme di dati aggregati su un totale di 57 miliardi di amicizie. Facebook ha fornito il set di “ogni amicizia formata nel 2011 in tutti i Paesi del mondo aggregati a livello nazionale” al laboratori­o dell’università di Cambridge gestito da Kogan. Lo conferma un comunicato stampa della stessa università, pubblicato il 10 settembre 2015, che vantava “un nuovo studio che sfrutta i dati Facebook, incluso un dataset di 57 miliardi di amicizie”. ▶

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Il genio dei social Marck Zuckerberg sta cercando di salvare Fb dalla bufera
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Riflettori puntati L’attenzione del mond è concentrat­a sulla sede di Cambridge Analytica dopo lo scandalo dei profili Facebook rubati per scopi elettorali

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