Cantarelli: finiti i tessuti da aprile tutti a casa e il 28 verità al ministero
Azienda al fallimento oppure assegnazione in extremis a Men’s Fashion, finale thrilling per la crisi. Dipendenti di nuovo in ansia e incognita stipendi
▶ AREZZO
Mercoledì 28 marzo 2018. E’ la data che rimarrà scolpita nella storia dell’azienda Cantarelli. In un senso o nell’altro.
Per quel giorno alle 10 il Ministero dello Sviluppo Economico ha convocato la Regione Toscana, il commissario Leonardo Romagnoli, i rappresentanti dei lavoratori e le organizzazioni sindacali delle sigle Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltet Uil e Ugl Tessile, per comunicare la decisione finale sulla crisi. Nelle stanze di via Molise a Roma, sarà comunicato il destino dell’azienda aretina della moda. Con due possibilità: 1) la pre-assegnazione (alla Men’s Fashion di Pacenti e dei bulgari di Richmart in attesa da tempo?); 2 la decisione di accompagnare Cantarelli al fallimento dopo aver ritenuto insoddifacenti e prive di garanzie le offerte (poche) pervenute. Il giorno del Mercoledì Santo si saprà dunque se la Pasqua di Cantarelli sarà di passione o di resurrezione. Gli ultimi spifferi provenienti dalla capitale lasciavano intravedere come possibile l’ipotesi più traumatica, il fallimento. Ma la speranza è l’ultima a morire e il via libera ad Antongiulio Pacenti con Martin Yordanov resta tra le possibilità in campo. La fibrillazione tra i lavoratori dello stabilimento di Terontola (250 in tutto, compresi i cento in cassa integrazione da lungo tempo) è altissima. Perché la nebbia è così fitta che non si vede a un palmo dal naso. E l’incontro dell’8 marzo a Roma, con tanto di sit in davanti allo stesso ministero dello Sviluppo economico, ha lasciato per ora in mano a operaie e lavoratori un pugno di mosche.
Tra l’altro le maestranze ieri hanno ricevuto la notizia (incontro tra Rsu e amministratore) che le materie prime, i tessuti, sono in via di esaurimento e la produzione si interromperà proprio con l’inizio di aprile. Catena bloccata e stop, pare, per un mese e mezzo. In prospettiva, più avanti, ci sarebbero diversi capi da produrre, sarebbero stati ordinati materiali e prenotato lo stand a Pitti Immagine Uomo di Firenze.
Segnali che lasciano intendere un futuro. Ma che cozzano contro l’incertezza più totale. Cosa dirà il Ministero? Stacca la spina o no? Ha superato tutte le remore verso l’unico pretendente rimasto in attesa, la Men’s Fashion che sarebbe intenzionata a ripartire con 60 dipendenti per arrivare a 100, sulla base di un accordo da stringere con i sindacati? O invece dopo oltre due anni di gestione commissariale, il limone è così spremuto che conviene chiudere baracca e burattini e recuperare il recuperabile con il fallimento che può attirare tanti pretendenti come mosche sul miele?
Il 28 si saprà tutto. Con largo anticipo sull’udienza del 12 aprile davanti al tribunale fallimentare di Arezzo: o c’è un’operazione di vendita avviata o scatta d’ufficio il fallimento.
Nello scenario complessivo, poi, sono da mettere a punto altri aspetti nevralgici come la cassa integrazione e gli stessi stipendi. Prosciugate le risorse dell’azienda in amministrazione straordinaria, c’è chi teme che il 13 aprile non ci siano risorse per i salari. Insomma la situazione è gravida di punti interrogativi, di spine, di preoccupazioni. Tra pochi giorni a Roma lo snodo finale. Cambierà tutto. Non si sa però come. ▶