Resurrezione restaurata Nessuno l’ha mai vista così
“Il dipinto più bello al mondo” torna a splendere L’emozione dei restauratori Senserini e Mariotti
SANSEPOLCRO - Bentornata. La Resurrezione dopo tre anni di restauro è tornata a splendere. Commozione e sorprese nelle sale del Museo Civico di Sansepolcro per il completo recupero dell’opera di Piero della Francesca. “Il dipinto più bello al mondo” come più volte è stato definito. Un’opera certosina che ha portato alla luce un’immagine completamente nuova; un’opera che mai si era vista in questo stato e con questa luminosità. Frutto di un lungo lavoro, prima diagnostico e poi di restauro vero e proprio avendo avuto a disposizione un ponteggio innovativo che permetteva al visitatore di ammirare tutte le varie fasi dell’intervento. Tre anni in cui Umberto Senserini della Soprintendenza e Paola Ilaria Mariotti dell’opificio delle Pietre Dure di Firenze hanno lavorato faccia a faccia con il dipinto. “E’ come aver ritrovato un’opera rinascimentale - affermano i due restauratori sono emersi ben tre strati sovrapposti di fissativi addirittura pigmentati di marrone. Il grande recupero è stato proprio quello dei colori che si organizzano ora in uno spazio prospettico eccezionale: anche per noi è stata un’emozione quotidiana. Dal cielo è finalmente scomparso quell’alone di fumo: molto importante anche il recupero del soldato verde che si trova in basso a sinistra”. Ma oltre ai colori l’intervento ha riportato alla luce anche tanti altri particolari. “Seguiamo una rigorosa teoria del restauro - aggiungono Senserini e Mariotti - cioè interveniamo con i colori solo dove non c’è più quello originale; si dice con un abbassamento di tono o con piccole integrazioni a selezione cromatica. In pratica significa che da vicino il nostro intervento pittorico è facilmente visibile, mentre da lontano no. E’ riemersa nitida anche la fortezza che sembra poter essere identificabile appunto con la città di Sansepolcro; il borgo medievale sulla collina sinistra, l’altra torre e poi tutti quei particolari fisiognomici delle figure. E ancora il busto del Cristo che è un pezzo di pittura unico e irripetibile. In parallelo al restauro c’è stata una rilevante ricerca d’archivio e capire il perché sia stata commissionata quest’opera a Piero della Francesca: un nuovo capitolo anche dal punto di vista storico artistico”. Il recupero dell’opera è stato possibile grazie al contributo di centomila euro messi a disposizione da Aldo Osti, ex dirigente della Buitoni. “Ne valeva proprio la pena - aggiunge il mecenate svizzero - prima di tutto per le ragioni per le quali ho cominciato ad interessarmene sotto la spinta di un’osservazione fatta da un amico, Gianfranco Faina. Mi auguro che i biturgensi apprezzino questo lavoro e che serva ad attirare turisti in questa magnifica città”. Una datazione che rimane ancora vaga e nuove ricerche la posticiperebbero addirittura al 1470.
“Oggi possiamo dire con certezza che il dipinto venne spostato qui da un altro luogo, forse anche da una parete esterna - spiega Cecilia Frosinini, direttrice del restauro - è dunque uno dei più antichi e monumentali trasporti a massello della storia dell’arte”.