Corriere di Arezzo

Cambridge Analytica, l’italia vuole vederci chiaro Aperto un fascicolo

La procura di Roma avvia un’inchiesta senza indagati né ipotesi di reato dopo l’esposto presentato dal Codacons in relazione al caso “Datagate”

- Di Alessandra Lemme

ROMA - Il ‘Datagate’ finisce in procura a Roma. A piazzale Clodio infatti è stato aperto un fascicolo, al momento senza indagati né ipotesi di reato, dopo l’esposto presentato dal Codacons in relazione al caso “Datagate”. Il documento del coda cons chiede indagini su eventuali casi nostrani dello scandalo Cambridge Analytica nell’ambito del quale 51 milioni di profili sarebbero stati sottratti all’in- saputa dei diretti interessat­i e poi utilizzati per campagne a favore della Brexit e di Donald Trump. Già ieri, inoltre, il garante della Privacy aveva annunciato l’intenzione di aprire un’istruttori­a a seguito dell’esposto dell’ associazio­ne dei consumator­i sul possibile coinvolgim­ento di utenti italiani. Tutto questo mentre non si placano le polemiche per lo scandalo Cambridge Analytica e, anzi, il caso si allarga fino a presunti legami con il cosiddetto Russiagate, anche in Europa e Italia si punta a fare chiarezza. Il Codacons, che dopo l’apertura del fascicolo a piazzale Clodio parlano di “clamoroso successo contro un gigante del web ”, citano nell’ esposto l’ ipotesi di tratta- mento illecito di dati( articolo 167 del Codice dellaPri- vacy) e misure di sicurezza (dall’articolo. 169). La soddisfazi­one per l’apertura dell’inchiesta da parte della procura di Roma è stata espressa direttamen­te dal presidente del Codacons Carlo Rienzi. “Pubblicher­emo sul nostro sito il modulo di costituzio­ne di parte offesa nell’indagine aperta dalla Procura, allo scopo di avviare una azione di massa e tutelare la posizione di oltre 30 milioni di italiani iscritti al social network - prosegue Rienzi - . Con tale modulo i cittadini potranno segnalare alla magistratu­ra la propria posizione di soggetti offesi da eventuali reati che sarannoacc­ertati nel corso dell’ indagine, e avviare così l’ i- ter legale perla richiesta di risarcimen­to inca sodi utilizzo illecito dei dati sensibili commesso da Facebook o da soggetti terzi legati al social network”.

Sulla vicenda, vuole vederci chiaro anche Bruxelles. E il garante Antonello Soro nei giorni scorsi ha inviato una lettera ad Andrea Jelinek, presidente del gruppo che raccoglie i Garanti europei, per proporre l’estensione del mandato della task force già operante su Facebook, per una precedente vicenda, al caso specifico della società di consulenza britannica. L’ obiettivo, in europa come in italia, è accertare eventuali violazioni di dati personali di cittadini dell’unione europeafun­zionali a condiziona­re illecitame­nte l’ esito delle diverse consultazi­oni elettorali o referendar­ie svoltesi negli ultimi anni, o comunque a manipolare indebitame­nte il consenso elettorale. “Le autorità di protezione dati che collaboran­o nell’ambito della “Task Force di fa cebo ok” hanno già raccolto importanti informazio­ni-scrivesoro nella lettera-sul livello di conformità dei trattament­i svolti, da parte di questa società, alle norme europee in materia di protezione dati e tali informazio­ni possono essere ulteriorme­nte utilizzate, anche per chiarire il caso in esame”.

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