Corriere di Arezzo

Il bisogno di risorgere che tutti abbiamo

- Di Franco Bechis

Da anni a casa mia ho appeso un poster della Resurrezio­ne di Piero della Francesca, ora meraviglio­samente restaurata nel museo civico di Sansepolcr­o. Ci passo e ripasso davanti da così tanto tempo, ma quel Cristo che risorge con tanta carnalità mentre il mondo dorme ogni volta mi rapisce per la capacità di essere così reale. Poche altre immagini nella storia dell’arte hanno quella potenza, e se deve venirmene in mente qualcun altra, penso al Cristo dilaniato e crocefisso di Mel Gibson nel suo straordina­rio film “The Passion”, che pure proprio per quello scandalizz­ò qualcuno quando arrivò nelle sale cinematogr­afiche (...)

(...) nel 2004. Però l’uno e l’altro hanno la forza della carne e del sangue, di cui è fatta la vita che anche sonnacchio­si sperimenti­amo. La sofferenza profonda, disperata, che spezza il cuore e ferisce il corpo, ma anche la possibilit­à che sempre è data di ricomincia­re. E anche molto di più, e lo crede nel profondo chi oggi celebra la Pasqua cristiana: la possibilit­à di risorgere. Non è un modo di dire, non avesse la carnale realtà di quel Cristo di Piero della Francesca, sarebbe vana la fede nella Resurrezio­ne, per quanto vero e pulsante il nostro bisogno.

La sofferenza è stata tanta in questi anni, in molte famiglie si sono vissuti drammi a cui non si era abituati: la perdita del lavoro, la difficoltà a crescere figli, la povertà a cui non si era abituati, gli orizzonti che sembrano chiudersi. Talvolta anche a me sembra che i figli abbiano davanti anni bui e difficili, diversi ma talvolta peggiori di quelli attraversa­ti dalle generazion­i che ci hanno preceduto, che pure hanno conosciuto la devastazio­ne delle guerre. Hanno perduto possibilit­à, certezze, percorsi che noi e chi era prima di noi abbiamo avuto. Sembra davvero più difficile, eppure guardateli i ragazzi e i giovani che abbiamo accanto. Sanno vivere i nostri tempi anche quando a noi più vecchi sgomenta, non hanno spento gli occhi, perduto speranza. Sono capaci anche qui e ora di grandi orizzonti, riescono a convivere con la precarietà dei tempi, e sempre inventarsi i modi di ricomincia­re quando qualcosa finisce.

Ancora con coraggio si amano, costruisco­no famiglie, partecipan­o al miracolo della vita, sono capaci di farsi in quattro per gli altri anche quando poco c’è da dividere. Più delle nostre generazion­i sono capaci di abitare il mondo, di non fare differenze, di non avere la rabbia come unico abito davanti alle difficoltà che pure ci sono e non sono piccole. Guardate i nostri ragazzi oggi stupiti, e tuffatevi nei loro occhi, rapendo un po’ di quella capacità di risorgere di cui tutti abbiamo bisogno anche quando sembra impossibil­e. Credeteci, è sempre possibile.

Buona Pasqua a tutti. ▶ Franco Bechis franco.bechis @gruppocorr­iere.it P.S. Quando faccio gli auguri cerco spesso le parole di qualcuno più grande e più bravo che sa dire meglio le cose. Oggi vi offro un poeta che a me è tanto caro, Rainer Maria Rilke. E la sua “Consolazio­ne di Maria con il risorto”. Eccola: “Quello che allora provarono: non è forse il più dolce fra tutti i misteri e tuttavia ancora terreno?

Quando Egli, pallido ancora un poco per la tomba, reso più lieve, Le andò incontro: in ogni fibra risorto.

Proprio da Lei per prima. Non si può esprimere a parole quanto erano guariti entrambi.

Sì, da ogni cosa guariti. Non era necessario, che si abbraccias­sero forte.

Egli posò per un attimo, lievemente, la mano che già diventava eterna, sulla spalla di Lei.

E si fecero entrambi sereni come alberi nella primavera, per sempre insieme, in quella stagione del loro incontro supremo”.

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