Ucciso da un altro paziente tre medici vanno a processo
Accusati di concorso colposo in omicidio volontario psichiatra, responsabile del servizio e dell’ospedale
AREZZO
Era in ospedale per curarsi, invece fu ucciso da un altro paziente, un malato psichico sfuggito al controllo dei sanitari: Alessandro Lorenzi, 35enne con gravi disturbi. Tempo dopo si tolse la vita. Ma per l’assurda fine di Sergio Botti, ottantenne di Castiglion Fiorentino, ci sarà un processo con imputati tre medici dell’asl. Il gup Marco Cecchi ha rinviato a giudizio la psichiatra che aveva in cura Lorenzi, la dottoressa Paola Bevilacqua, il dottor Roberto Borghesi in qualità di responsabile dell’unità funzionale di salute mentale dell’allora Asl 8 zona Valdichiana, e la dottoressa Rosa La Mantia, nella veste di direttore del presidio ospedaliero comprendente le strutture di Casentino, Valtiberina e Valdichiana. La notte dell’8 luglio 2014 il Lorenzi, da anni seguito per i suoi seri problemi con momenti di aggressività, si trovava all’ospedale della Fratta di Cortona dopo una giornata tempestosa in famiglia. In preda a uno scompenso psicotico eluse la sorveglianza del personale e sfogò la sua violenza ingiustificata contro il Botti, degente nel reparto di Medicina, che era disteso sul letto. L’anziano riportò gravi lesioni. L’intervento di un maresciallo dei carabinieri in bor- ghese evitò il peggio, ma la morte dell’ottantenne sopraggiunse a distanza di giorni. Un omicidio in ospedale. Fin da subito le indagini si concentrarono, oltre che sull’esecutore, su possibili omissioni, negligenze e imprudenze da parte della struttura sanitaria. A distanza di tempo il 35enne cortonese pose fine alla sua tribolata esistenza lanciandosi dalla finestra di una struttura di cura. Ma l’inchiesta del pm Julia Maggiore proseguì, con i familiari di Botti a chiedere giustizia, con discrezione e tenacia. Erano in sei gli indagati, tre dei quali sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto. Si tratta di Franco Cosmi, Giampiero Cesari e Anna Canaccini, rispettivamente nei ruoli di direttore dell’ospedale della Valdichiana, direttore del dipartimento di salute mentale di Arezzo e responsabile della zona distretto della Valdichiana. Per loro niente processo. A difenderli erano gli avvocati Antonio Bonacci, Giuseppina Macri, Alessandro Serafini e Gianluca Rossi. Sarà il giudice Angela Avila il prossimo autunno a decidere sul caso. Il reato prevede una pena, in caso di condanna, dai sei mesi ai cinque anni. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luca Fanfani (Borghesi), Gaetano Viciconte (La Mantia), Lidia Braca (Bevilacqua). Al centro del processo le scelte terapeutiche legate al ricovero del paziente psichico nella struttura ‘tenda’ (allestita all’interno dell’ospedale zonale e non in quello principale) senza valutare bene, per l’accusa, sorveglianza e potenzialità lesive del soggetto. Indice puntato anche sull’organizzazione data al servizio dai dirigenti.
Malato psichico aggredì anziano sul letto: la famiglia della vittima chiede giustizia