Cassa depositi e prestiti gioca la partita dentro Tim Il governo lancia così il piano anti francese
La mossa di puntare al 5% come “progetto a lungo termine” è un presidio nazionale contro Vivendi. Gallia: “Missione istituzionale”
MILANO - La Cassa depositi e prestiti entra ufficialmente nella partita di Tim. Dal cda arriva il via libera a salire fino a un massimo del 5% del capitale del gruppo delle telecomunicazioni “con una prospettiva di lungo periodo”. Il piano della Cdp è quello di salire progressivamente, ma rimanendo partner di minoranza. Secondo rumors non si tratterebbe di un appoggio a Elliott, che sta lottando con i soci di controllo di Vivendi per chiudere la partita del cda ed eleggere la propria lista all’assemblea del 24 aprile. Ieri è stata la volta dei francesi, che continuano a considerare la successiva assemblea del 4 maggio come quella valida per il rinnovo dei vertici e hanno presentato la lista che conferma Amos Genish come ceo di Tim.
La mossa di Cdp, che era stata anticipata da indiscrezioni di stampa, è vista da qualcuno come un tentativo di sostenere la battaglia del fondo statunitense, al 5,7%, contro il socio di controllo Vivendi, al 23,9% circa. “Non ho alcun commento da fare”, ha tagliato corto il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che, secondo qualcuno, starebbe lavorando per contenere i francesi. Tuttavia Claudio Costamagna, presidente di Cdp, aveva ammesso nei giorni scorsi dei contatti con Elliott per un eventuale investimento nella rete Tim, anche se aveva smentito che fosse stata presa alcuna decisione. Ora il gruppo guidato dall’ad, Fabio Gallia, fa sapere che la scelta di investire nel gruppo delle tlc “rientra nella missione istituzionale” della Cassa perché Tim fa parte delle “infrastrutture strategiche nazionali”. Insomma, se non sarà proprio un ostacolo alla discesa dei galli, Cdp garantirà da ora un presidio del governo in Telecom Italia. Vivendi mostra a Roma un volto conciliante. “Sono benvenuti tutti gli azionisti che portano un contributo positivo alla società”, lascia trapelare il gruppo presieduto da Vincent Bollorè da fonti vicine al dossier. Che aggiungono: “Se Cdp fosse considerata ostile, sarebbe un messaggio negativo per tutti gli in- vestitori stranieri che investono sull’italia”. Per che ha messo soldi in Tim, intanto, Vivendi alza il velo sulla propria lista di candidati in consiglio per il 4 maggio e non il 24 aprile, sperando quindi che Elliott non la spunti nell’assise precedente. La lista è composta di dieci candidati, con l’attuale capo azienda Genish riproposto come ceo. Genish, spiega il comunicato dei soci di controllo francesi di Tim, ha il “pieno supporto” di Vivendi sull’implementazione del piano industriale 2018-2020 presentato e votato all’unanimità dal cda. Il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, secondo componente della lista, sarà proposto per il ruolo di presidente non esecutivo. Franco Bernabè sarà indicato per il ruolo di vice presidente con delega sulla sicurezza, come già annunciato. Gli altri nomi saranno quelli di Marella Moretti, Frédéric Crépin, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo, Anna Jones, Camilla Antonini, e Stéphane Roussel, di cui cinque (Moretti, Capaldo, Jones, Antonini e Valensise) “pienamente indipendenti”. I mercati apprezzano l’ingresso di Cdp in Tim, salito del 5,22% a 0,7978 euro soltanto sulle indiscrezioni di stampa. Così come i piccoli azionisti, raccolti nell’associazione Asati, che chiamano al fronte comune la Casssa.