I droni aiutano le piante a crescere: l’agricoltura 4.0 del Crea
Il Centro di ricerca che ha sede in viale Santa Margherita ha ricevuto un riconoscimento dal Touring Club Italia per lo sviluppo sostenibile
AREZZO
Droni per valutare lo stato di salute delle piante, trattori con guida automatica, concimatrici con dosaggio variabile a seconda dei terreni e vendemmiatrici capaci di dividere l’uva matura da quella acerba. L’agricoltura del futuro passa da questi strumenti di alta tecnologia e da una forte automazione dei processi che, pur continuando a prevedere la presenza umana, possono favorire interventi agronomici di alta precisione per migliorare la qualità e la quantità delle produzioni. Per sviluppare questo settore, denominato “Agricoltura 4.0”, è attivo ad Arezzo l’ente pubblico Crea - Centro di ricerca viticoltura ed enologia - che rivolge il proprio impegno verso l’innovazione e la valorizzazione delle tecniche di coltivazione e di difesa delle diverse varietà di vite.
Il valore di questo lavoro ha ricevuto un prestigioso riconoscimento con l’assegnazione al Centro del diciottesimo Premio Touring assegnato dal Touring Club Italia alle principali realtà toscane impegnate al fianco delle istituzioni nello sviluppo sostenibile del mondo agricolo, promuovendo la cultura dell’innovazione, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e la valorizzazione delle eccellenze produttive. Il riconoscimento sarà assegnato oggi nel corso di un workshop dal titolo “Agricoltura di precisione per la sostenibilità delle produzioni: sintesi e prospettive” che, rivolto ad operatori e aziende del settore, si terrà nella sede aretina del Crea in viale Santa Margherita. “Il nostro operato per promuovere le innovazioni nell’agricoltura di precisione - commenta Paolo Storchi, referente del Crea - è valso il prestigioso premio del Touring Italiano che ci pone tra i centri toscani d’eccellenza nel settore. L’unione tra automazione e sostenibilità ambientale è al cuore del nostro operato quotidiano, con progetti orientati a promuovere un maggior rispetto dell’ambiente e un innalzamento della qualità dei prodotti. Il nostro impegno è orientato in ambito vitivinicolo, ma tali innovazioni sono applicabili nell’intero settore agricolo”. “L’agricoltura di precisione - continua Storchi - utilizza tecnologie di ultima generazione come strumenti di supporto ai processi produttivi. L’utilizzo di droni, sensori e software permette di analizzare e prevedere in tempo reale i danni o le malattie alle colture, di conoscere le caratteristiche vegetative delle piante o di approfondire lo stato idrico di un terreno, captando informazioni che a occhio nudo sarebbe impossibile ottenere e permettendo di intervenire in anticipo e di apportare tutte le migliori necessarie”. E quali sono i vantaggi? “In primis - sottolinea il referente del Crea - aumentano la qualità e la quantità delle produzioni, incrementando la competitività delle aziende. Inoltre c’è un risparmio economico diretto perché, ad esempio, si apportano trattamenti antiparassitari o irrigatori solo dove c’è bisogno, con un vantaggio anche ambientale”. Questa automazione non rischia di mettere in secondo piano l’intervento umano? “Questo è escluso perché, a prescindere, ogni processo è regolato e gestito dall’uomo. Sicuramente occorreranno ulteriori competenze, necessarie in una fase di cambiamento”. Per quanto riguarda i progetti che, a livello locale, vedono protagonista il Crea, Paolo Storchi ricorda “la collaborazione con la Cantina dei Vini Tipici di Ponte a Chiani e abbiamo allestito una rete di stazioni metereologiche nei vigneti dei suoi soci che ci permettono di ottenere le segnalazioni sui rischi di malattie delle piante. Le aziende hanno risparmiato fino al 30 per cento di fitofarmaci”.
Ma le aziende aretine si stanno modernizzando? “Tali innovazioni costano, dunque per ora solo le grandi aziende e i consorzi hanno sposato l’agricoltura di precisione. Ma con il passare del tempo e con i finanziamenti pubblici, sempre più realtà potranno avviare questa fase di innovazione”.