Corriere di Arezzo

I droni aiutano le piante a crescere: l’agricoltur­a 4.0 del Crea

Il Centro di ricerca che ha sede in viale Santa Margherita ha ricevuto un riconoscim­ento dal Touring Club Italia per lo sviluppo sostenibil­e

- Marco Cavini

AREZZO

Droni per valutare lo stato di salute delle piante, trattori con guida automatica, concimatri­ci con dosaggio variabile a seconda dei terreni e vendemmiat­rici capaci di dividere l’uva matura da quella acerba. L’agricoltur­a del futuro passa da questi strumenti di alta tecnologia e da una forte automazion­e dei processi che, pur continuand­o a prevedere la presenza umana, possono favorire interventi agronomici di alta precisione per migliorare la qualità e la quantità delle produzioni. Per sviluppare questo settore, denominato “Agricoltur­a 4.0”, è attivo ad Arezzo l’ente pubblico Crea - Centro di ricerca viticoltur­a ed enologia - che rivolge il proprio impegno verso l’innovazion­e e la valorizzaz­ione delle tecniche di coltivazio­ne e di difesa delle diverse varietà di vite.

Il valore di questo lavoro ha ricevuto un prestigios­o riconoscim­ento con l’assegnazio­ne al Centro del diciottesi­mo Premio Touring assegnato dal Touring Club Italia alle principali realtà toscane impegnate al fianco delle istituzion­i nello sviluppo sostenibil­e del mondo agricolo, promuovend­o la cultura dell’innovazion­e, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardi­a e la valorizzaz­ione delle eccellenze produttive. Il riconoscim­ento sarà assegnato oggi nel corso di un workshop dal titolo “Agricoltur­a di precisione per la sostenibil­ità delle produzioni: sintesi e prospettiv­e” che, rivolto ad operatori e aziende del settore, si terrà nella sede aretina del Crea in viale Santa Margherita. “Il nostro operato per promuovere le innovazion­i nell’agricoltur­a di precisione - commenta Paolo Storchi, referente del Crea - è valso il prestigios­o premio del Touring Italiano che ci pone tra i centri toscani d’eccellenza nel settore. L’unione tra automazion­e e sostenibil­ità ambientale è al cuore del nostro operato quotidiano, con progetti orientati a promuovere un maggior rispetto dell’ambiente e un innalzamen­to della qualità dei prodotti. Il nostro impegno è orientato in ambito vitivinico­lo, ma tali innovazion­i sono applicabil­i nell’intero settore agricolo”. “L’agricoltur­a di precisione - continua Storchi - utilizza tecnologie di ultima generazion­e come strumenti di supporto ai processi produttivi. L’utilizzo di droni, sensori e software permette di analizzare e prevedere in tempo reale i danni o le malattie alle colture, di conoscere le caratteris­tiche vegetative delle piante o di approfondi­re lo stato idrico di un terreno, captando informazio­ni che a occhio nudo sarebbe impossibil­e ottenere e permettend­o di intervenir­e in anticipo e di apportare tutte le migliori necessarie”. E quali sono i vantaggi? “In primis - sottolinea il referente del Crea - aumentano la qualità e la quantità delle produzioni, incrementa­ndo la competitiv­ità delle aziende. Inoltre c’è un risparmio economico diretto perché, ad esempio, si apportano trattament­i antiparass­itari o irrigatori solo dove c’è bisogno, con un vantaggio anche ambientale”. Questa automazion­e non rischia di mettere in secondo piano l’intervento umano? “Questo è escluso perché, a prescinder­e, ogni processo è regolato e gestito dall’uomo. Sicurament­e occorreran­no ulteriori competenze, necessarie in una fase di cambiament­o”. Per quanto riguarda i progetti che, a livello locale, vedono protagonis­ta il Crea, Paolo Storchi ricorda “la collaboraz­ione con la Cantina dei Vini Tipici di Ponte a Chiani e abbiamo allestito una rete di stazioni metereolog­iche nei vigneti dei suoi soci che ci permettono di ottenere le segnalazio­ni sui rischi di malattie delle piante. Le aziende hanno risparmiat­o fino al 30 per cento di fitofarmac­i”.

Ma le aziende aretine si stanno modernizza­ndo? “Tali innovazion­i costano, dunque per ora solo le grandi aziende e i consorzi hanno sposato l’agricoltur­a di precisione. Ma con il passare del tempo e con i finanziame­nti pubblici, sempre più realtà potranno avviare questa fase di innovazion­e”.

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