Cav e Salvini, le strade si dividono
Dopo il colloquio con Mattarella il leader azzurro chiude ai grillini e apre al Pd. Ma il capo leghista: “M5s va coinvolto”
ROMA - Berlusconi e Salvini sono agli antipodi. Dopo il colloquio con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, la foto ricordo del centrodestra alle consultazioni è di fatto divisa in due. Il Cav, come da previsioni, chiude ai 5Stelle e apre al Partito democratico sottolineando che Forza Italia è “disponibile invece a partecipare con una presenza di alto profilo a soluzioni serie basate su accordi chiari, su cose concrete, credibili in sede europea”. Insomma un governo del presidente, qualora fallisca il tentativo di Salvini, che assicuri un periodo di stabilità anche in previsione della chiusura di alcuni dossier come quello Mediaset-vivendi. Il Cav non cita mai il movimento guidato da Luigi Di Maio ma il riferimento risulta chiarissimo: “Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario”. Il Paese, spiega Berlusconi, ha bisogno di un governo “fondato su un programma coerente e, soprattutto, in grado di lavorare per un arco temporale adeguato”. Questo governo “non potrà non partire dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra” e con alla guida “un premier della Lega”. Di segno opposto Matteo Salvini, che conferma: “Non lavoriamo a governi raccogliticci o improvvisati, ma che duri almeno cinque anni”. L’esecutivo, per il pallottoliere parlamentare, si può fare solo “coinvolgendo il M5s”, perché la Lega - a differenza di Forza Italia - esclude il dialogo con il Pd. Salvini è uscito dopo una ventina di minuti di colloquio, definito “assolutamente positivo”, dove “abbiamo espresso una linea costruttiva”.
Ad ogni modo, Salvini definisce “unitaria” la coalizione di centrodestra, e “lo abbiamo ribadito anche oggi”. Insomma Berlusconi guarda al Partito democratico e Salvini ai 5Stelle. E da entrambi le parti le due vie di fuga sono chiarissime. E poi altro nodo nevralgico tra i due è il ritorno al voto. Berlusconi è contrario a qualsiasi chiamata alle urne anticipate, mentre il leader del Carroccio confessa “non ho paura di tornare al voto” nel caso in cui non si riuscisse a formare un governo. I rapporti tra i due sono gelidi, viene riferito, entrambi si guardano con sospetto. Berlusconi non commenta neanche le parole di Di Maio, secondo il quale l’unico interlocutore è Matteo Salvini perché “la coalizione di centrodestra non esiste”. Il leader azzurro vola a Milano, aspetta una reazione del leghista a tale affermazione. Ma questa non arriva. Anzi allo scoperto esce il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti che sentenzia: “Tatticamente Berlusconi ha alzato la palla a Di Maio che l’ha semplicemente schiacciata. Strategicamente non lo so, ma tatticamente Berlusconi ha sbagliato”. A Palazzo Grazioli il timore è che Salvini abbia già in tasca l’accordo con Di Maio e che alla fine parte di Forza Italia, i cosiddetti nordisti, abbandonerebbero la nave per salire sul carro di chi, anche se di minoranza, è già sul carro del vincitore.
Una cosa è certa, Antonio Tajani è sceso in campo: “Se il M5S vuole andare ad elezioni anticipate cercando di rompere la coalizione di centrodestra, non ci riuscirà, perchè è una coalizione sancita dal voto degli elettori”.
Ma poi avverte: “Non siamo disposti a subire umiliazioni da parte di chicchessia. Se ci devono essere ministri di Fi, devono essere scelti da Fi, non dall’esterno”.