Per gli italiani è meglio Lega con M5s
Il sondaggio Indexresearch
Gli italiani continuano a volere un governo Lega-m5s, ma sulla prospettiva di un ritorno al voto anticipato il Paese è spaccato in due. A rivelarlo è l’istituto Indexresearch, diretto da Natascia Turato, per “Piazza pulita”, il programma di approfondimento politico su La7. Le speranze dell’elettorato, secondo l’analisi, confluiscono ancora in un governo M5s-lega, con il 27,9% ma sono in rialzo le opzioni per un governo M5s/pd al 11,3% (+1,5%) e centrodestra/pd al 8,8% (+1,2%). Se Lega o Pd accettassero di fare un’alleanza, ma si chiedesse a Di Maio di rinunciare a fare il premier, e se ne trovasse uno condiviso da tutti, l’elettorato Cinquestelle grida a gran voce che Di Maio dovrebbe rifiutare di fare il governo e chiedere nuove elezioni, con un sonoro 61,9%.
Eppure, l’italia si divide a metà sulla prospettiva del ritorno alle urne: il 42,7% degli intervistati non pensa che torneremo a votare entro un anno, mentre e il 40,4% pensa già a nuove elezioni.
Quanto alla proposta avanzata dal leader dei Cinquestelle al Pd per un programma di governo, secondo il 64,3% degli elettori Pd, il proprio partito dovrebbe rifiutare il programma a priori, mentre, il 15,6% pensa che bisognerebbe decidere sulla base di un programma condiviso e il 5,4%, che si potrebbe accettare solo con un premier non Cinquestelle.
Dai dati emerge qualche piccolo se- gnale di nervosismo da parte dell’elettorato che si potrebbe trasformare in ben altro se non si arriverà presto a una soluzione di governo, afferma Natascia Turato. Intenzioni di voto sostanzialmente stabili, in leggera crescita il Pd con un + 0,5%, dallo scorso 28 marzo ad oggi, passando dal 17,7%, al 18,2% e lieve calo dei vincitori M5S e Lega. L’asticella si muove poco registrando una crescita dei consensi per Forza Italia al 11,6% (+0,4%), Fratelli d’italia al 3,6% (+0,2%). Riconfermata l’opzione M5s con 34,3%, nonostante i consensi siano lieve diminuzione (-0,3%), così come la Lega, che passa in una settimana dal 23,5% al 23,0%, con uno scarto pari al -0,5%. Sullo sfondo un Luigi Di Maio che sembrerebbe strettoinunamorsa:da un lato Salvini che insiste nel fargli digerire Berlusconi nell’accordo, dall’altro Martina che di trattative non ne vuol sentir parlare. Le apparenze a volte ingannano, però. Certo, il giovane capo politico del Movimento 5 stelle non è in una situazione comoda, ma nemmeno all’angolo e con le spalle al muro. Nel suo arco le frecce non mancano e sulla sua scrivania campeggia sempre in bella mostra la cartellina dei sondaggi, che lo rincuora esattamente come accadeva a Linus con la sua inseparabile copertina. Il trend è costante dal 5 marzo in avan- ti, sempre con il segno più davanti. Se tutto dovesse andare a ramengo, quindi, la exit strategy sarebbe il ritorno alle urne, che lo vedrebbe ancora trionfatore. Oltretutto, con una deroga allo Statuto sul limite dei due mandati già pronta all’uso, per assicurarsi la lealtà incondizionata delle truppe parlamentari. Prima di arrivare all’extrema ratio, Di Maio vuole giocare le altre carte jolly del suo mazzo sul tavolo da gioco (politico). Innanzitutto l’impatto mediatico che potrebbe avere un rifiuto a sottoscrivere il contratto di governo su temi come povertà (reddito di cittadinanza), sicurezza, immigrazione, lotta alla corruzione. Ai guru della comunicazione pentastellata basterebbe schiacciare qualche semplice tasto per far partire una campagna a tappeto indicando chi, tra Lega o Pd, avrà avuto le colpe maggiori di nuove elezioni. I conti, però, non si fanno senza l’oste. Anche la Lega, dal versante opposto, può rivendicare numeri in crescita e la leadership di Matteo Salvini rafforzata. Ecco perché il cannoneggiamento non è ancora partito. Nei confronti del Carroccio, almeno.
Intenzioni di voto sostanzialmente stabili rispetto al responso sancito dalle urne il 4 marzo