Corriere di Arezzo

Crac Finpiemont­e, arrestato l’imprendito­re biturgense Pio Piccini

L’accusa è peculato

- D. G.

In manette il noto imprendito­re Pio Piccini, originario di Sansepolcr­o e conosciuto in città, ma ternano di adozione: l’arresto ieri mattina alle prime luci dell’alba a Terni, nell’abitazione di via Beccaria, da parte della Guardia di Finanza di Torino nell’ambito di un’indagine sugli ammanchi della finanziari­a della Regione Piemonte. Le fiamme gialle, poi, hanno eseguito anche una serie di perquisizi­oni negli immobili ternani, sempre dell’imprendito­re 57enne.

L'uomo ora si trova nel carcere ternano di Vocabolo Sabbione. L’indagine, partita tempo addietro, è quella incentrata sulle varie attività di Finpiemont­e e sui pesanti ammanchi registrati nel corso del tempo - come detto - nelle casse della finanziari­a della Regione Piemonte. Inchiesta coordinata dalla Procura di Torino che ruota attorno all’investimen­to di una palestra ubicata nell’immediata periferia del capoluogo piemontese, a Collegno.

In manette, oltre all’imprendito­re originario di Sansepolcr­o dove risiede ancora una figlia, pure l’ex presidente della cassaforte della Regione Piemonte, Fabrizio Gatti. In carcere, appunto, sono finiti anche gli amministra­tori di due società private, Massimo Pichetti e, come detto, Pio Piccini. Secondo la ricostruzi­one, infatti, l’accusato Gatti avrebbe coperto il buco della sua società immobiliar­e con una serie di bonifici per 6 milioni di euro prelevati da un contro fatto aprire in Svizzera dalla finanziari­a regionale piemontese. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziari­a, coordinati dal Pubblico Ministero Francesco Saverio Pelosi, avrebbero appurato che gli altri due arrestati (Pichetti e Piccini) avrebbero aiutato Gatti a salvare dal fallimento la Gem immobiliar­e: la somma prelevata da Gatti è stata trasferita, attraverso tre bonifici bancari, dal conto corrente intestato a Finpiemont­e verso due società amministra­te da privati - Pio Piccini e Massimo Pichetti - con cui Gatti era legato da stretti rapporti di affari.

I tre arrestati - come specifica una nota del procurator­e capo Armando Spataro - sono accusati di concorso in peculato continuato e aggravato dal danno patrimonia­le di rilevante gravità. Notizia che nel giro di poco tempo è poi piombata violenteme­nte anche in tutta la Valtiberin­a, più precisamen­te a Sansepolcr­o, città di origine dell’imprendito­re Pio Piccini dove spesso torna.

Oltre all’esecuzione delle misure cautelari per gli indagati sono state effettuate diverse perquisizi­oni in tutta Italia per accertare anche eventuali responsabi­lità penali di altri soggetti che presto potrebbero finire nel mirino degli inquirenti.

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