Corriere di Arezzo

Di Maio apre al Pd che si spacca

Il leader pentastell­ato invita i dem a “sotterrare l’ascia di guerra”. Salvini lo stronca subito: “Mamma mia!”

- Di Luca Rossi ed Elisabetta Graziani

MILANO - Le mosse dei big della politica verso il secondo giro di consultazi­oni al Quirinale? Una partita a scacchi nella quale il leader del M5s, Luigi Di Maio, apre ai dem e chiede di “sotterrare l’ascia di guerra”, mentre Matteo Salvini, leader della Lega, primo partito del centrodest­ra dopo il voto del 4 marzo, bolla con un molto colloquial­e “Mamma mia...” l’ipotesi di un governo Di Maio-renzi, 5 Stelle-pd. E il segretario reggente dem, Maurizio Martina, spariglia le carte e non vuole sentire parlare di arrocco: “Macché, noi faremo l’opposizion­e che è un’altra cosa”.

“Il governo si fa per risolvere i problemi concreti della gente e abbiamo il dovere di provarci partendo dalla situazione uscita dalle urne: forze politiche distanti, ma che devono trovare una sintesi su temi cruciali, portando ognuna le proprie soluzioni e proposte. Con chi troveremo le convergenz­e maggiori, lavoreremo”, analizza Di Maio in un’intervista a La Repubblic à. Poi si affretta a chiarire: “Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd e che anche il Pd non ci ha risparmiat­o. Credo però che ora il senso di responsabi­lità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra”. Insomma, «”ediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”.

Dal canto suo, Salvini non ci sta e su Facebook si sfoga. Se sia un gioco delle parti, visto che l’accordo fra M5s e Carroccio non è così impossibil­e, non è dato saperlo. Sta di fatto che il leader della Lega, alla vigilia del vertice di Arcore con gli altri leader del centrodest­ra, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, mette i puntini sulle i: “Sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo Paese, con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti. Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all’italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravincia­mo”».

Intanto, Martina tiene la barra dritta: “E’ in atto dai primi giorni dopo il 4 marzo un tentativo di accordo tra centrodest­ra e Cinquestel­le. Dicano ora al Paese chiarament­e cosa intendano fare. Noi rimaniamo coerenti con ciò che abbiamo detto al Quirinale pochi giorni fa». “Se dobbiamo discutere di cosa dobbiamo fare per il Paese - aggiunge - noi ripartiamo” da alcuni temi. E ancora: “Dal punto di vista dell’autocritic­a, sui toni c’è un passo in avanti da parte di Luigi Di Maio ed è apprezzabi­le, ma dal punto di vista delle ambiguità politiche rimangono tutte e per noi sono un fatto”. Botta e risposta con Di Maio, che dalla kermesse di Ivrea, sempre sull’onda dell’adagio andreottia­no dei due forni, sentenzia: “Registro come un passo in avanti la dichiarazi­one del segretario del Pd Martina, come sono ben consapevol­e che Salvini sappia che al Quirinale se vai col 17 o col 37%, in ogni caso non fa 51%, e quindi non crei una maggioranz­a”.

Alla vigilia della settimana del secondo giro di consultazi­oni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la strada verso un nuovo governo si fa quantomeno in salita. Constatazi­one avvalorata da quanto accade in casa del

Partito democratic­o, dove Franceschi­ni dice “forse”,

Martina “ni” e Renzi “no”.

Se Luigi Di

Maio voleva gettare nello scompiglio l’ex nemico politico numero uno - non c’è che dire - missione compiuta. L’ascia di guerra sotterrata dal leader M5s ha avuto l’effetto di dissotterr­are tutte quelle momentanea­mente nascoste sotto il tappeto dem. Dario Franceschi­ni coglie la palla al balzo e chiede al suo partito di ricomincia­re e di riflettere senza fretta, a partire da quella che definisce la “novità politica” di Luigi Di Maio. Il sasso nello stagno è gettato. Andrea Orlando con un’affermazio­ne quasi rocamboles­ca dice, da un lato, che le parole del reggente Maurizio Martina (che ribadisce di voler essere minoranza) sono le sue, ma al contempo invita il partito a “incontrare tutti” e ad aprire il dialogo con i Cinquestel­le. Sulla stessa linea Gianni Cuperlo, Francesco Boccia e Giuseppe Lumia.

Che il Pd sia sull’orlo di una crisi di nervi è difficile da smentire, tra guerre a colpi di tweet, note ufficiali, caminetti, convegni e dichiarazi­oni alle telecamere. C’è di tutto, tranne un sano confronto - anche a porte chiuse - nella sede deputata: il Nazareno. Non a caso, una fedelissim­a renziana come Maria Elena Boschi getta acqua sul fuoco: “Faremo proposte dall’opposizion­e, in modo serio e responsabi­le”.

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 ??  ?? Margherita da sfogliare Maurizio Martina e Luigi Di Maio potrebbero addirittur­a governare insieme, ma Salvini ha già bocciato l’intesa
Margherita da sfogliare Maurizio Martina e Luigi Di Maio potrebbero addirittur­a governare insieme, ma Salvini ha già bocciato l’intesa

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