Corriere di Arezzo

Forza Italia ha bisogno di posti da sottosegre­tario

Fibrillazi­one nelle file degli azzurri dove non c’è da tener conto soltanto delle trattative vere e proprie ma anche delle ambizioni personali dei big

- di Benedetta Frucci

La fotografia, a un osservator­e distratto, potrebbe sembrare la rappresent­azione di un leone ferito, ma a uno sguardo attento, gli artigli del Cavaliere appaiono ancora acuminati. E dopo l’elezione di Maria Elisabetta Alberti Casellati a presidente del Senato, Forza Italia punta direttamen­te al governo.

Certo, ormai il sogno della premiershi­p è lontano, ma gli azzurri sono consapevol­i di essere ancora l’ago della bilancia necessario a dare una stabilità al Paese. Fra chi guarda possibilis­ta a un governo con i 5 stelle e chi, velatament­e, preferireb­be senz’altro rivolgersi verso le sponde dell’arno, sia pure solo tatticamen­te, il piano per la sopravvive­nza passa necessaria­mente per un comun denominato­re: evitare nuove elezioni, tenere unito il centrodest­ra e difendere l’orgoglio e la dignità del partito, strappando qualche ministero e sottosegre­tariato. Insomma, come nella vecchia Democrazia cristiana, l’orgoglio si coniuga con il potere. Certo, il veto di Davide Casaleggio sulle poltrone di Forza Italia e l’apertura di Luigi Di Maio a un dialogo con il Partito democratic­o, non hanno aiutato il primo fronte. Il senatore Massimo Mallegni, combattivo ex sindaco di Pietrasant­a, parla chiaro. “Personalme­nte, non capisco come sia possibile fare un governo con chi ci ritiene dei reietti” e poi, scherzando, aggiunge: “Se Matteo Renzi vuole iscriversi a Forza Italia, è il benvenuto”. Sullo stesso piano anche l’onorevole Renato Brunetta, capofila dell’orgoglio forzista, che apre al dialogo con il fiorentino. Già, l’orgoglio, la difesa della dignità, sembrano non solo aver compattato un partito che pareva essere ormai morente, ma anche una coalizione, che rischiava la rottura. “La cosa fondamenta­le, ora come ora, è tenere unito il centrodest­ra”, sostiene l’onorevole Marco Marin, che aggiunge: “Il fatto che alle consultazi­oni con Sergio Mattarella i tre leader si presentino uniti, è già una grande vittoria. Silvio Berlusconi si mostra come sempre, concavo e convesso, capace di tenere insieme anime più disparate”. E al veto grillino, risponde laconico: “Casaleggio, chi?”. Il senatore Nazario Pagano, coordinato­re abruzzese di Forza Italia, spinge l’analisi più a fondo: “Parliamoci chiaro: per noi, che siamo liberali, garantisti, il dialogo è alla base di tutto. I 5 stelle sono un partito giustizial­ista, che usa toni violenti e addirittur­a si permette di imporre veti”. E continua: “Se accetteran­no il nostro programma, possiamo discutere, ma prima di tutto, devono capire che i toni della democrazia sono altri. Certi diktat sono roba da regime”. Ma le mosse forziste, devono essere lette anche tenendo conto delle ambizioni personali: sono tante le azzurre che sognano un ruolo, magari proprio da sottosegre­tario. Si parla di nomi come quello della grande esclusa Nunzia De Girolamo, oppure della regina dei confetti, Paola Pelino, anche lei rimasta fuori dalle liste.

Intanto, sul fronte di Rignano, niente si muove, tanto che Renzi, in una cena con i suoi, fra una ribollita e una tagliata, avrebbe detto: “Il tempo di Sun Tzu è finito, ora è il momento di seguire la saggezza popolare cinese: io osservo il fiume, prima o poi passerà il cadavere del mio nemico”. Per tornare in Italia, la speranza è l’ultima a morire.

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Aspirazion­i Ci sarebbe anche Nunzia De Girolamo fra chi desidera una poltroncin­a

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