Corriere di Arezzo

Colle pronto a varare anche un governo di tregua

Fra le ipotesi in campo pure quella di un’iniziativa del capo dello Stato in caso ulteriori veti

- di Donatella Di Nitto

Ultima chance per i partiti, ma senza una proposta certa sarà il presidente della Repubblica a prendere l’iniziativa. Senza aspettare il Pd, dove non è più l’intesa con il M5s il primo punto all’ordine del giorno (piuttosto l’ennesima resa dei conti all’interno del Nazareno), il Colle certifica che non si muove nulla e che, anzi, si sta assistendo a una drammatizz­azione della crisi politica. Il tempo è scaduto. Mattarella lunedì convocherà i partiti e, come ultima possibilit­à, chiederà se esistono altre “prospettiv­e di maggioranz­a di governo” oltre a quelle già percorse. Un vero e proprio pressing, anticipato come è nello stile del capo dello Stato - da un paio di giorni di riflession­e. Vietato sbagliare e, soprattutt­o, non si può proporre nello studio alla Vetrata un altro “proviamo a...”, perché il presidente non lo accettereb­be. Tutto dovrà essere sicuro anzi addirittur­a certificat­o, se qualora fosse avanzata la proposta di un governo di minoranza con i voti altri o con voti di astensioni, questo dovrebbero essere provati. È evidente ormai che Mattarella non manderà nessuno in Parlamento a cercare i voti necessari per governare, che siano 50 o 90. Un modo per mettere alle strette i leader, che saranno chiamati a riferire sulle voci che si rincorrono ma, sia chiaro: stop a prove generali di governo, da lunedì un esecutivo ci dovrà essere e, se non sarà squisitame­nte politico, frutto di un accordo tra partiti, prenderà forma direttamen­te dalle mani del presidente. Che si chiami “esecutivo di tregua” o del presidente, Mattarella - fallito anche il terzo giro - assumerà l’iniziativa e ragionerà su un esecutivo a tempo, con scadenza a dicembre, per andare a votare a primavera 2019, che avrà come compito quello prima di tutto di varare la legge di bilancio, scongiuran­do l’aumento dell’iva al 25,% con conseguent­e esercizio provvisori­o 2019. In questo pacchetto al momento non è prevista la modifica della legge elettorale, se non saranno gli stessi partiti a proporlo lunedì. Altro appuntamen­to importante dell’agenda del nuovo esecutivo, il consiglio europeo del 28 e 29 giugno, durante il quale Mattarella spera di veder seduto il nuovo premier. Stretto il riserbo sul profilo che il capo dello Stato intende proporre ai partiti, tra le possibilit­à c’è anche quella di affidare l’incarico a uno dei presidenti delle Camere. Mattarella, quindi, ha deciso di rischiare, portando all’esame del parlamento il suo governo. Se la prova della fiducia dovesse fallire sarà inevitabil­e da parte del Colle issare bandiera bianca, sciogliere le Camere e indire le elezioni che, a questo punto, saranno a ottobre.

Il 7 maggio servono risposte Il tempo delle strategie è finito Anche l’europa vuole certezze

Candidatur­e in campo Possibile anche l’incarico a uno dei presidenti delle Camere

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Senato La presidente Elisabetta Casellati
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Camera Il presidente Roberto Fico

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