Colle pronto a varare anche un governo di tregua
Fra le ipotesi in campo pure quella di un’iniziativa del capo dello Stato in caso ulteriori veti
Ultima chance per i partiti, ma senza una proposta certa sarà il presidente della Repubblica a prendere l’iniziativa. Senza aspettare il Pd, dove non è più l’intesa con il M5s il primo punto all’ordine del giorno (piuttosto l’ennesima resa dei conti all’interno del Nazareno), il Colle certifica che non si muove nulla e che, anzi, si sta assistendo a una drammatizzazione della crisi politica. Il tempo è scaduto. Mattarella lunedì convocherà i partiti e, come ultima possibilità, chiederà se esistono altre “prospettive di maggioranza di governo” oltre a quelle già percorse. Un vero e proprio pressing, anticipato come è nello stile del capo dello Stato - da un paio di giorni di riflessione. Vietato sbagliare e, soprattutto, non si può proporre nello studio alla Vetrata un altro “proviamo a...”, perché il presidente non lo accetterebbe. Tutto dovrà essere sicuro anzi addirittura certificato, se qualora fosse avanzata la proposta di un governo di minoranza con i voti altri o con voti di astensioni, questo dovrebbero essere provati. È evidente ormai che Mattarella non manderà nessuno in Parlamento a cercare i voti necessari per governare, che siano 50 o 90. Un modo per mettere alle strette i leader, che saranno chiamati a riferire sulle voci che si rincorrono ma, sia chiaro: stop a prove generali di governo, da lunedì un esecutivo ci dovrà essere e, se non sarà squisitamente politico, frutto di un accordo tra partiti, prenderà forma direttamente dalle mani del presidente. Che si chiami “esecutivo di tregua” o del presidente, Mattarella - fallito anche il terzo giro - assumerà l’iniziativa e ragionerà su un esecutivo a tempo, con scadenza a dicembre, per andare a votare a primavera 2019, che avrà come compito quello prima di tutto di varare la legge di bilancio, scongiurando l’aumento dell’iva al 25,% con conseguente esercizio provvisorio 2019. In questo pacchetto al momento non è prevista la modifica della legge elettorale, se non saranno gli stessi partiti a proporlo lunedì. Altro appuntamento importante dell’agenda del nuovo esecutivo, il consiglio europeo del 28 e 29 giugno, durante il quale Mattarella spera di veder seduto il nuovo premier. Stretto il riserbo sul profilo che il capo dello Stato intende proporre ai partiti, tra le possibilità c’è anche quella di affidare l’incarico a uno dei presidenti delle Camere. Mattarella, quindi, ha deciso di rischiare, portando all’esame del parlamento il suo governo. Se la prova della fiducia dovesse fallire sarà inevitabile da parte del Colle issare bandiera bianca, sciogliere le Camere e indire le elezioni che, a questo punto, saranno a ottobre.
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Candidature in campo Possibile anche l’incarico a uno dei presidenti delle Camere