Corriere di Bologna

Inghiottit­o a 18 anni dal demone della droga

- Gianluca Rotondi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La cameretta con i mobili bianchi e rossi è rimasta come era allora: i peluche e i giocattoli di quando era bambino, le foto e i poster appesi al muro. Un mondo sospeso, immutabile allo scorrere del tempo. Per mamma Anna sembra ieri che se ne è andato, ma il prossimo 17 giugno saranno passati sei anni dalla scomparsa di Nicholas Ravaioli, allora appena diciottenn­e, uscito di casa con la febbre a 39 e mai più tornato.

Si era perso molto prima di quel giorno, il ragazzo con la passione per l’arte precipitat­o da giovanissi­mo nel gorgo dell’eroina. La famiglia le ha provate tutte per tenerlo lontano da quel mondo, per scacciare via quel demone che gli stava mangiando la vita.

Nicholas era stato in comunità quasi un anno, poi appena compiuta la maggiore età aveva firmato e se n’era andato. Pochi mesi dopo il ritorno a casa, a Forlì, una nuova ricaduta. Giorni difficili, segnati dagli sforzi della famiglia e dalla insofferen­za del giovane. Quel 17 giugno del 2009 Nicholas stava male, aveva la febbre alta per via di un’infezione a un polso e a un piede. Il giorno seguente sarebbe dovuto andare in ospedale, ma intanto era la madre a curarlo e ad assicurars­i che prendesse le medicine.

«Quel pomeriggio, verso le 16,30, sono uscita per andare a prendere l’antibiotic­o per lui in farmacia. Era steso sul divano con la testa sulle gambe di sua nonna. È stata l’ultima volta che l’ho visto. Quando sono tornato, mezzora dopo, non c’era più. Mia madre aveva l’alzheimer e non è stata in grado di dirci nulla».

Se n’è andato in bermuda e con le ciabatte ai piedi portando via il passaporto e una piccola somma di denaro in contanti, circa quattromil­a euro, i risparmi del nonno. Quando sua madre è tornata ha cominciato a chiamarlo sul telefonino che per ore ha continuato a squillare a vuoto. Poi, finalmente, qualcuno ha risposto: una voce maschile, alterata. Un uomo dall’accento straniero che, infastidit­o, sosteneva di avere ricevuto il cellulare da un passante. Poco dopo il telefonino era spento, e così per giorni fino a quando l’utenza è stata disattivat­a. Per sempre.

La signora Anna è andata alla polizia, ma per denunciare la scomparsa di Nicholas ha dovuto attendere quarantott­o ore. Da quel momento è iniziata l’attesa, la speranza di riabbracci­arlo. Un giorno qualcuno ha fatto trovare la carta d’identità del giovane nella buchetta della posta della casa dei nonni; poi più niente fino a settembre quando la sorella l’ha visto per strada, a Forlì. «Era insieme a un ragazzo, lei è scesa dall’auto per andargli incontro ma lui si è messo le mani sulla faccia, come se volesse coprirsi, e poi ha fatto segno all’amico di andare. Mia figlia non è riuscita a stargli dietro e da quel giorno non abbiamo più saputo nulla», ricorda sospirando la signora Anna.

Nemmeno gli appelli in television­e a Chi l’ha visto sono serviti, come non ha dato risultati lo sforzo continuo di amici e parenti per tenere aperte le ricerche, le fiaccolate per ricordarlo e quella pagina Facebook, la sua, che il fratello ha continuato a tenere in vita. Ci sono i messaggi pieni d’affetto degli amici, gli appelli a farsi vivo, a dare almeno qualche notizia alla famiglia, le supposizio­ni e la speranza. Di Nicholas però non si è mai saputo nulla in questi sei lunghi anni. Sua madre ogni tanto si presenta in Questura, più per scrupolo che con la reale speranza di avere notizie. «Spesso parlavamo, anche della sua dipendenza dalla droga, e gli dicevo: vedrai, quando vado in pensione molliamo tutto e cambiamo vita, ce ne andiamo in Thailandia insieme”. Lui diceva che ne sarebbe stato felice».

È possibile che Nicholas sia fuggito dalla sua Romagna, dalla sua casa e dalla sua famiglia, forse per andare all’estero con i soldi del nonno e quel passaporto che è l’unica cosa che si è portato dietro. Ma perché allora non si è mai fatto vivo, anche solo per dire che stava bene e che non aveva nessuna intenzione di tornare indietro? O, forse, gli è successo qualcosa, si è messo nei guai per via della droga? Risposte non ce ne sono alle domande che mamma Anna continua a farsi ancora adesso.

«A volte penso che non ci sia più, che abbia fatto una brutta fine. Ci sono giorni invece in cui mi faccio coraggio e mi dico che è in giro per il mondo e non ha il coraggio di chiamare perché si sente in colpa. Non lo so, cambio idea da un momento all’altro. La speranza è che con quei soldi sia andato lontano e che ora faccia la sua vita chissà dove, vorrei solo saperlo. Mi metterei l’anima in pace. Chiedo solo questo».

Aveva la febbre, era steso sul divano con la testa sulle gambe di sua nonna È stata l’ultima volta che l’ho visto Spesso parlavamo, anche della sua dipendenza, e gli dicevo: vedrai, quando vado in pensione cambiamo vita

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La scheda
Aveva appena compiuto 18 anni quando si è chiuso alle spalle la porta di casa, in tasca il passaporto e 4 mila euro
Nicholas era un ragazzo fragile, segnato da problemi di eroina: era...
Con gli amici Chi lo conosceva, non ha mai smesso di lanciare appelli La scheda Aveva appena compiuto 18 anni quando si è chiuso alle spalle la porta di casa, in tasca il passaporto e 4 mila euro Nicholas era un ragazzo fragile, segnato da problemi di eroina: era...
 ?? Nella sua abitazione ?? Un’immagine ironica di Nicholas nella casa di Forlì
Nella sua abitazione Un’immagine ironica di Nicholas nella casa di Forlì

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